di Lorenzo Fazio
Una delusione dopo l’altra
Arrivati al fatidico 10 dicembre 2020, l’hype era alle stelle. Sicuramente, furono complici i continui rinvii, i quali, però, erano continuamente accompagnati da promesse che, tali rinvii, fossero necessari per consegnare ai giocatori un gioco “fatto e finito”. Ma lo sappiamo bene, la versione di Cyberpunk 2077 che giocarono in migliaia di fan al day one era tutto tranne che “pronta”.
Ma comunque, probabilmente, una larga parte dei fan si sarebbe detto comunque deluso, indipendentemente dall’effettiva e reale qualità del gioco. Sarebbe potuto anche essere veramente il gioco che avevano promesso, ma qualcuno si sarebbe comunque lamentato. Il problema è stato che Cyberpunk 2077 era ben lontano da quello che avevano pubblicizzato, su ben due livelli.
Il primo livello di “delusione” fu quello che colpì i fan più “ingenui”, quelli che si erano lasciati abbindolare fin troppo dall’aggressiva campagna di marketing di CD Projekt. Scaricato il gioco, questo tipo di persone si aspettavano davvero il miglior RPG mai creato, il gioco perfetto. Una delusione, ovviamente, evitabile, ma che è stata sicuramente colpa anche della stessa CD Projekt. Sono stati loro, d’altronde, a voler far credere ai loro fan di star producendo un gioco senza difetti.
Peccato che i problemi di Cyberpunk andavano ben oltre questo. All’uscita del gioco, anche chi era riuscito a tenere l’hype basso e a non lasciarsi “fregare” fu immensamente deluso. Perché non solo Cyberpunk 2077 non soddisfaceva le esagerate aspettative dei fan, ma non superava neanche la soglia minima affinché un prodotto possa essere definito come “giocabile”. Una marea di bug e glitch riempiva il gioco, rovinando immensamente l’esperienza di gioco, oltre ai continui crash e problemi di performance, che rendevano pressoché impossibile videogiocare per i possessori di una console di ottava generazione (PS4 e Xbox One).
Ma com’era possibile che tutta questa disastrosa situazione fosse ignota a tutto il pubblico fino alla data di uscita? Fu grazie alla “furbizia” di CD Projekt Red, che mandò alle varie redazioni e recensori solamente la versione PC, che era sì piena di bug, ma comunque accettabile.
Conclusioni: sbagliare è umano, ma perseverare…
Tirando un po’ le somme, possiamo quindi arrivare ad una solida conclusione e rispondere efficacemente alla domanda: quali sono gli errori che CD Projekt non deve ripetere con Orion? In realtà, si può parlare anche di un singolo errore, che sta proprio nella ferocissima campagna di marketing. L’azienda polacca dovrebbe avere bene in mente che prendere in giro e illudere i propri fan non ha alcun senso: non solo si lasceranno molti appassionati con l’amaro in bocca, ma questo si ritorcerà contro l’immagine della stessa software house. Immagine che si può ripulire come sta accadendo certo… ma la macchia originale resta e non si può più lavare via.
Orion vedrà la luce, probabilmente, tra molto tempo, tanto che CD Projekt Red potrebbe anche essersi dimenticata il brutto episodio di Cyberpunk 2077. Ciononostante, speriamo che questo avvenimento possa servire da lezione, non solo ai creatori di The Witcher, ma anche all’intera industria videoludica. Cerchiamo, insomma, di andare verso una direzione in cui la pubblicità possa essere quantomeno non ingannevole e rispecchiare il prodotto finale, seppur sempre studiata nei minimi dettagli per attirare pubblico. E anche noi giocatori ragazzi, facciamoci furbi.
Smettiamola di credere alla favole. E soprattutto smettiamo di volere tutto subito. Concediamo alla software house il tempo necessario a rilasciare un prodotto fatto e finito. Smettiamola di pretendere tutto e subito. Anche perché poi i risultati sono questi. L’attesa spasmodica rovina solamente l’esperienza.
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