Antonio Conte è sicuramente uno degli allenatori più richiesti del calcio moderno. Difficile trovare altri manager così titolati ed esperti, soprattutto è difficile trovarne uno che al momento non sia in attività: Conte è infatti senza squadra dal 26 marzo 2023, data in cui il tecnico leccese ha risolto il suo contratto con il Tottenham.
In carriera, Conte può vantare panchine illustri come quelle di Juventus, Inter, Chelsea, Tottenham e della Nazionale italiana, che ha guidato dal 2014 al 2016. Nel suo palmarès figurano quattro Scudetti, due Supercoppe italiane, un campionato inglese e una FA Cup.
L’ultima esperienza all’estero è stata particolarmente pesante per l’ex centrocampista di Lecce e Juve, che ha più volte ammesso di sentire il bisogno di riavvicinarsi alla sua famiglia e al suo Paese. Tutto fa pensare che la prossima avventura di Antonio Conte sia proprio nella nostra Serie A, dove ha diverse squadre che starebbero sondando il terreno. Vediamo quali club potrebbero ipoteticamente ingaggiarlo.
Non è un segreto che i rapporti fra la dirigenza bianconera e l’allenatore che ha avviato il ciclo dei nove Scudetti consecutivi abbiano avuto tanti alti e tanti bassi. Quando, nel 2014, ha lasciato la panchina della Juve, le divergenze con la società erano tante: il calciomercato e, soprattutto, la gestione del doppio impegno campionato-coppa nel celebre anno del record di punti in Serie A e della quasi contemporanea eliminazione in semifinale di Europa League.
Conte aveva lasciato la squadra a ritiro già iniziato, gesto che non era affatto piaciuto al club torinese, ma i rapporti si sono definitivamente incrinati nel 2019, quando l’ex bandiera della Juventus ha annunciato di aver accettato la proposta dell’Inter. Uno smacco, almeno all’apparenza, insanabile. Le strade del destino sono però incomprensibili, e la bufera che ha investito la Juve nella scorsa stagione ha contribuito a cambiare la maggior parte della dirigenza. I nuovi arrivati si sono dimostrati molto più aperti alla possibilità di un ritorno di Conte, che quest’anno ha anche preso parte (con altre leggende bianconere) ad una partita di calcetto organizzata dal club. Segnali di un primo disgelo.
Nel corso degli scorsi mesi sono arrivati tanti piccoli indizi: Conte ha dichiarato in varie interviste di essersi pentito dell’addio alla Juve, e che “sarebbe aperto ad un secondo matrimonio, anche se le cose si fanno in due“. La volontà è evidente, almeno sul piano emotivo, ma ci sono tanti altri fattori da considerare: primo su tutti, la permanenza di Max Allegri, che ha un contratto fino al 2025 ed è tornato nelle grazie di dirigenti e tifosi juventini. Prima di pensare ad un eventuale sostituto, la Juventus dovrà decidere cosa fare in accordo col suo attuale allenatore.
Dopo la brusca chiusura del vincente ciclo di Luciano Spalletti e le difficoltà di questa stagione, è chiaro che il Napoli debba rifondare la squadra e riaprire un progetto tecnico efficace. Mazzarri difficilmente sarà l’allenatore del club per la prossima stagione, con De Laurentiis che sembrerebbe già sulle tracce del nuovo tecnico. Il nome di Antonio Conte stuzzica non poco la fantasia del presidente partenopeo, che in lui vedrebbe la figura carismatica ed abituata alla vittoria di cui il Napoli ha disperatamente bisogno.
Un grosso ostacolo alle trattative è rappresentato sicuramente dalle pretese del tecnico salentino, che ha sempre richiesto appoggio economico alla società in termini di salario e di calciomercato. Avere Conte costa, e la politica finanziaria del Napoli non è mai stata volta a spendere eccessivamente, figuriamoci farlo per un allenatore. Recentemente, l’allenatore ha aperto ad un possibile accordo, ma a sua detta “le cose vanno fatte per bene“. Conte ha bisogno di certezze, e difficilmente accetterà un’offerta senza essere sicuro di avere delle basi su cui lavorare.
La terza squadra accostata all’allenatore leccese è il Milan, che a fine anno potrebbe scegliere di chiudere l’era Pioli. L’ambiente rossonero ha bisogno di energie e stimoli nuovi, tutte cose che Conte sarebbe capace di fornire ai giocatori e ai tifosi.
Rimane comunque il grosso scoglio relativo al denaro: il Milan, negli ultimi anni, ha portato avanti una politica di risparmio e spese oculate (CDK a parte). Le cifre folli sono vietate a Milanello, sia per il discorso cartellini che per gli stipendi. La dirigenza si è interessata più che altro alle giovani scommesse o ai parametri zero d’esperienza, cercando innanzitutto di stabilizzare la situazione economica del club. Difficile, quindi, pensare che il Milan sia disposto a pagare l’ingaggio richiesto da Conte, che al Tottenham guadagnava 15 milioni di sterline l’anno, contro i 4 milioni di euro percepiti da Pioli. Lo stesso problema si riproporrebbe sul mercato, con la società che difficilmente potrebbe accontentare le richieste dell’ex centrocampista bianconero.
L’ultimo ostacolo alle trattative fra Antonio Conte e il Milan è di natura prevalentemente tattica. Il Milan, come ampiamente dimostrato lo scorso anno, non è una squadra capace di giocare con la difesa a 3. Passare al 3-5-2 di Conte significherebbe sovraccaricare la fascia di Leao, che a quel punto dovrebbe spostarsi in zone più centrali e rischierebbe di essere meno incisivo di quanto non sia già. Il portoghese non ha l’intelligenza tattica per fare il quinto di centrocampo e nemmeno la rapidità di pensiero che serve ad una seconda punta: l’unica soluzione, peraltro già sperimentata nelle esperienze inglesi, sarebbe il 3-4-3, che però toglierebbe equilibrio alla squadra e spazio alle mezz’ali pure come Loftus-Cheek. L’arrivo di Conte richiederebbe un restyling della rosa che, attualmente, il Milan non può e non vuole permettersi.
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