Morbido, gustoso, consistente, il gelato è, probabilmente, il dolce per antonomasia. Di tutte le varietà e tutti i gusti, questo prodotto dolciario non sarebbe tuttavia così iconico senza il celebre cono alla sua base. In questi giorni ricorre infatti l’anniversario del macchinario che ha dato vita a questa forma, che, dagli Stati Uniti, è stata esportata in tutto il mondo. Non tutti sanno, tuttavia, che l’inventore del cono è un nostro connazionale! Vediamo nei prossimi paragrafi la sua storia e le controversie dietro il brevetto…
All’anagrafe Italo Marchioni, nacque a Peaio, in Provincia di Belluno, nel 1868. A circa vent’anni abbandonò la sua terra d’origine, unendosi a quell’ondata di giovani che tra la fine del XIX e inizio del XX secolo emigrarono in cerca di fortuna nel Nuovo Mondo. Stabilitosi temporaneamente a Filadelfia, trovò residenza stabile a New York. Secondo il New York Times, intorno al 1896 realizzò il primo cono gelato in assoluto. Come riporta SkyTG24, pare che prima i gelati venissero serviti su bicchieri di vetro, che, talvolta, non venivano restituiti o si rompevano. L’idea quindi di avere un supporto facilmente trasportabile ed edibile permetteva all’imprenditore di evitare quella perdita di capitali derivante dai bicchieri di vetro.
Il giovane Marchioni (Marchiony nella sua forma inglesizzata) riuscì in poco tempo a riscuotere un certo successo, aprendo una serie di ristoranti e una vera e propria fabbrica di coni e cialde a Hoboken, nel New Jersey. Il brevetto del macchinario che permetteva di creare i coni fu approvato nel dicembre 1903. Molto spesso, si fa ricorrere l’anniversario di questa invenzione il 13 dicembre, ma, come riportano Gelatonews e il brevetto stesso, l’approvazione di quest’ultimo risale al 15 dicembre.
In seguito all’approvazione del brevetto, tuttavia, si aprì un periodo di contrasti sulla paternità del macchinario. Nel 1910, il cugino di Italo, Frank Marchioni, accusò il suo parente di violazione di brevetto. Frank, infatti, era operante a New York insieme al suo socio Antonio Valvona, dando vita alla cosiddetta Valvona-Marchiony Company. A detta di questi ultimi, loro avevano già depositato il brevetto per il macchinario nel 1902, portando quindi la controversia in tribunale. La corte federale del New Jersey la diede vinta a Frank Marchioni, sostenendo che Italo avesse ri-brevettato il dispositivo di Frank, anche perché egli effettivamente è stato per un certo periodo socio del cugino.
Nonostante la questione pare fosse definitivamente risolta, in realtà le dispute erano e sono ancora da districare, tanto che la paternità non risulta del tutto certa. Nel 1914, infatti, la Corte d’Appello Federale di Filadelfia decise che il brevetto di Valvona e Marchioni non impediva ad altri di creare stampi simili.
Qualunque sia il vero fondatore del cono, sta di fatto che la sua nomea divenne ben presto nota in tutti gli Stati Uniti, e, successivamente, nel mondo. Uno dei nipoti di Italo, Anthony Marchiony, brevettò infatti un dispositivo che permetteva di realizzare una grande quantità di coni su larga scala, dando vita a un business e a un’icona che sopravvivono tutt’oggi.
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