Bandiera Unione Europea (@Shutterstock)
Spesso, durante un colloquio o anche solo nell’annuncio di lavoro, capita che lo stipendio offerto non venga menzionato. Così, diverse volte, veniamo a conoscenza della paga solo successivamente e non sempre combacia con le nostre esigenze. Un problema che si ripete sempre più spesso, con l’Unione Europea che ha deciso di porre medio alla situazione.
A riportare l’approvazione della direttiva ci ha pensato la stessa Unione Europea. La proposta, come riporta il sito UE, risale al marzo del 2021, prevede l’obbligo delle aziende di: “Individuare il livello retributivo iniziale o la relativa fascia da corrispondere al lavoratore per una specifica posizione o mansione”.
Tutte le società, pubbliche e private, avranno l’obbligo di fornire tutte le informazioni sullo stipendio sin dall’annuncio o, al massimo, durante il primo colloquio. L’UE specifica, inoltre, che il datore di lavoro dovrà comunicare il tutto “senza che sia il candidato a richiederlo”. Il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva con larga maggioranza, 427 voti favorevoli, 76 astenuti e 79 contrari.
La direttiva europea non si sofferma solo sulla trasparenza salariale. L’UE ha stabilito che ogni azienda che supera i 100 dipendenti, ha l’obbligo di correggere eventuali disparità salariali, superiori al 5%, se sono senza giustificazione. Inoltre, tutti i dipendenti potranno accedere ai dati di genere sulle retribuzioni, in modo da conoscere i criteri con i quali vengono aumentati gli stipendi. Con la direttiva il datore di lavoro e l’addetto alle risorse umane, durante i colloqui, non potranno richiedere le retribuzioni precedenti ai candidati, in modo da evitare eventuali influenze sull’offerta salariale.
I vari Stati avranno un ruolo fondamentale, quello di sorveglianza. I Paesi dovranno sanzionare, con multe salate, tutte quelle aziende o datori di lavoro che non rispetteranno la direttiva. Non solo, in caso di mancata osservanza delle regole di trasparenza, l’azienda dovrà anche risarcire tutti dipendenti.
Da quando entrerà in vigore la direttiva, tutti i Paesi membri dell’UE avranno 3 anni di tempo per adottare le nuove indicazioni. Continua così la lotta al divario salariale di genere, ma la strada per eliminarlo del tutto è ancora lunga.
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