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Civil War, la recensione: un racconto crudo e realistico sulle verità scomode

Civil War è un film di Alex Garland (lo ricorderete per “Ex Machina” e “Annihilation”) che vede come protagonisti un gruppo di giornalisti (tra cui anche fotografi di guerra) dediti a sviscerare tutte le crudeltà di una rovinosa guerra civile scoppiata all’interno degli USA.

Ci troviamo dinanzi a Stati fedeli al presidente, contrapposti a stati secessionisti alleati fra loro nelle cosiddette “Western Forces”.

Lee (Kirsten Dunst), famosa fotografa di guerra, insieme ai giornalisti Joel (Wagner Moura) e Sammy (Stephen Mckinley), decide di attraversare parte degli Stati Uniti per giungere a Washington e intervistare il presidente in merito alla disastrosa situazione nazionale. Al loro viaggio, si unisce anche Jessie (Cailee Spaeny), una giovane e aspirante fotografa di guerra, nonché fan di Lee.

Civil War, una buona regia senza guizzi particolari

Registicamente parlando Garland porta su grande schermo un buon prodotto. In linea con tutta la trama troviamo, volutamente, inquadrature sporche, spesso interrotte dagli scatti di Lee e Jessie (che sono sempre pronte a catturare le scene più crude e violente dei campi di battaglia). Ciò ci permette di entrare sempre di più nella dimensione giornalistica dei personaggi e del costante dualismo tra informazione e disumanizzazione.

Le due fotografe rappresentano, infatti, il perfetto contrasto tra gioventù ed età adulta. Jessie si dimostra fin da subito volenterosa ed attratta da nuovi stimoli, capace di catturare qualsiasi crudeltà le si presenti davanti, talvolta, in maniera incosciente. D’altro canto, Lee, veterana del settore, più la situazione si aggrava e più vacilla (complice l’ingente bagaglio traumatico delle esperienze pregresse). Si instaura, quindi, un sottile gioco tra la “fame” di trovare lo scatto perfetto e la volontà di rinunciare ad esso poiché l’uomo, a distanza di anni, continua a compiere gli stessi massacri.

 

 

Un comparto tecnico di qualità che si integra con la storia

Il comparto sonoro gioca un ruolo fondamentale durante tutta la narrazione. Molti potrebbero lamentarsi dell’eccessivo “rumore” in sala, ma Garland vuole portarci esattamente nel frastuono della guerra, nel caos generato dalle esplosioni, dalle grida dei feriti e dal terrore che incombe su tutti i presenti, contrapposto a quei pochi momenti di tranquillità che quasi paiono inverosimili. A nostro avviso, il punto forte del film.

Buona anche la fotografia, che non vuole mai strafare e accompagna tutto il film in maniera ottima. Nelle scene più caotiche troviamo una composizione più amatoriale e dinamica, interrotta (come detto precedentemente) dalle soggettive rappresentanti le foto appena scattate dalle fotografe.

Le scene diurne mostrano una costante e leggera desaturazione, dando l’idea di vedere il mondo con gli occhi non più brillanti di un bambino, ma spenti e consapevoli di un adulto. Le scene notturne, invece, regalano pregevoli silhouette e rappresentano al meglio come la guerra riesca a illuminare anche il buio più profondo.

Civil War, un cast all’altezza di una sceneggiatura solida

Un’ottima Kirsten Dunst ci mostra le fragilità e le problematiche di un personaggio controverso, insensibile apparentemente a ciò che la circonda, ma non per scelta, bensì per necessità. Il tutto, condito da un’ottima espressività che non ha bisogno di parole; decisamente la migliore. Moura e McKinley, nonostante il minor minutaggio, si dimostrano sempre una garanzia e danno tridimensionalità e carattere ai loro personaggi. Brava anche Cailee Spaeny che, nonostante una prima metà, a nostro parere, non al livello degli altri attori, si riprende completamente nella seconda.

Buona anche la sceneggiatura che garantisce abbastanza spazio ad ogni personaggio e risulta, quasi sempre, imprevedibile per via della sua crudezza. “Quasi sempre” perché il finale, nonostante sia coerente e lineare con la storia, risulta abbastanza intuibile.

 

 

PRO

  • Una storia (purtroppo) plausibile e cruda, raccontata in maniera realistica;
  • Una regia e una fotografia che supportano al meglio la pellicola;
  • Un ottimo comparto sonoro, perfetto per quello che vuole trasmettere il film;
  • Le buone prove attoriali, su tutte quella della Dunst.

CONTRO

  • Un finale un po’ troppo prevedibile;
  • La prima parte della prova attoriale della Spaeny è decisamente sottotono.

 

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Recensione di Franceso Verrina

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