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Cina: dato il via allo scavo che dovrebbe superare i 10mila metri di profondità!

Il deserto del Taklamakan è situato a nord-ovest della Cina, nella regione autonoma dello Xinjiang. Al suo interno si sviluppa il bacino idrografico del fiume Tarim, una delle zone di maggior interesse geologico al mondo; la sua età infatti è di circa un miliardo di anni, con un substrato roccioso che cela centinaia di milioni di anni di sedimenti.
Da qualche settimana, il Governo cinese e la principale compagnia petrolifera della Cina, la “China National Petroleum Corporation“, hanno avviato delle intense attività di scavo, con lo scopo di arrivare a oltre 10 chilometri di profondità. Vediamo i dettagli, come riportati da Geopop

I possibili ostacoli

Il progetto è iniziato il 30 maggio, e, nel giro di 457 giorni, l’imponente impianto di perforazione dovrebbe raggiungere, e molto probabilmente superare, i 10mila metri; una profondità del genere permetterebbe di arrivare fino agli strati di roccia del Cretaceo, datati tra i 66 milioni e 145 milioni di anni fa.

L’impresa, proprio perché estremamente ambiziosa, si scontra con numerosi ostacoli di natura fisica, tanto per le strutture geologiche sottostanti, quanto soprattutto per le temperature, che potrebbero raggiungere i 200°C; senza contare la pressione assai superiore a quella esterna.
Lo scopo principale della missione dovrebbe essere quello di trivellare i giacimenti petroliferi di una zona che, già da diverso tempo, è interessata da decine di pozzi ultra-profondi.

Il record russo e gli interessi scientifici della Cina

Al di là della questione energetica, strategica per il Governo di Pechino per limitare la dipendenza dalle importazioni di petrolio e gas (Focus), la ricerca scientifica potrebbe giovarne particolarmente. Lo scalpello che scaverà il terreno, infatti, monta dei sensori per misurare una quantità molto varia di dati, dalla temperatura, alla pressione fino all’umidità; si tratta di informazioni preziose per la ricostruzione paleo-climatica del nostro Pianeta, a patto tuttavia che la ricerca venga condotta con i criteri scientifici necessari.
Il professore di termocronologia Edward Sobel dell’Università di Potsdam ha destato infatti una serie di perplessità:

“Assomiglia più a un progetto di trivellazione petrolifera industriale che a un progetto di trivellazione scientifica. I pozzi di ricerca di solito tendono a evitare di trovare petrolio e gas, questo per avere campioni di rocce estremamente puliti”.

Se lo scavo dovesse superare i 10mila chilometri, risulterebbe tra i più profondi in assoluto, senza tuttavia scalzare il record stabilito dalla Russia che, nel giro di quasi venti anni (1970 – 1989), ha raggiunto i 12.262 metri con il pozzo superprofondo di Kola. Le difficoltà incontrate dai russi, impedendogli di raggiungere i 15 chilometri previsti, erano soprattutto la temperatura di 180°C, insieme alla minore densità delle rocce. Vedremo se la Cina riuscirà nel suo ambizioso progetto, contando gli inevitabili sviluppi tecnologici rispetto a qualche decennio fa.

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Lorenzo Peratoner

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