Il famoso “caso Diarra-FIFA” si è finalmente concluso oggi dopo ben dieci anni d’attesa. Il calciatore, ritirato nel 2019, aveva contestato alcune norme sui trasferimenti della Federazione che nel 2014, dopo essersi svincolato dal Lokomotiv Mosca, gli impedirono di trasferirsi al Royal Charleroi. La Corte UE gli ha dato ragione, sentenziando che le regole FIFA ostacolano la libera circolazione dei calciatori professionisti. Vediamo i dettagli della vicenda.
Per raccontare questa vicenda dall’inizio dobbiamo tornare indietro di oltre dieci anni. Nel 2014 Lassana Diarra aveva 29 anni e vestiva la maglia del Lokomotiv Mosca. Il francese aveva firmato un accordo pluriennale con il club russo nell’estate del 2013 ma il 31 agosto di due lustri fa decise di rescindere il contratto per accasarsi al Royal Charleroi. Il trasferimento ai belgi fu però bloccato dalla FIFA che applicò particolari norme, contenute nel “Regolamento sullo status e i trasferimenti dei calciatori” (RSTI).
Tali disposizioni, si legge nel regolamento, si applicano nel caso in cui un club ritenga che uno dei propri giocatori abbia risolto il contratto di lavoro senza “giusta causa” prima della sua scadenza naturale. In queste circostanze sia il calciatore che il club che intende tesserarlo sono responsabili del pagamento di un’indennità al club di provenienza. Inoltre, in alcune situazioni, il nuovo club può essere soggetto a una sanzione sportiva, che prevede il cosiddetto “blocco del mercato” per un certo periodo di tempo.
È nato così il “caso Diarra” con il centrocampista francese che si è rivolto alla Corte Europea per denunciare una mancanza di libertà nei trasferimenti dei calciatori. Nel frattempo la sua carriera è continuata per altri cinque anni, tra Francia ed Emirati Arabi, lontana dai fasti dell’esperienza al Real Madrid tra il 2009 e il 2012. Cinque anni fa, dopo l’ultima avventura al PSG, Diarra ha appeso gli scarpini al chiodo, continuando però a “giocare” contro la FIFA fuori dal campo.
Dopo oltre dieci anni di attesa la Corte Europea si è finalmente pronunciata sul “caso Diarra”. Come si legge nella sentenza, “le norme in questione sono tali da ostacolare la libera circolazione dei calciatori professionisti che vogliano far evolvere la loro attività andando a lavorare per un nuovo club, stabilito nel territorio di un altro Stato membro dell’Unione.” In sintesi le attuali regole della FIFA non sono lecite: spetterà ora ai giudici nazionali risolvere le questioni in sospeso, come quella di Diarra, in maniera conforme con la sentenza di oggi.
Quanto deciso dalla Corte UE potrebbe avere importanti ripercussioni sul mondo del calciomercato. Il legale di Diarra l’ha definito come “un caso Bosman 2.0, in grado di cambiare l’attuale sistema di trasferimenti”; l’avvocato Dupont, peraltro, fu tra i protagonisti di quella storica sentenza del 1995, che mise fine al tetto massimo di ingaggio di stranieri comunitari nell’Unione Europea.
È ancora presto per stabilire se il “caso Diarra” avrà conseguenze ugualmente importanti ma ciò che è certo è che la FIFA esce notevolmente sconfitta dalla decisione della Corte Europea. Nel comunicato della Federazione si legge: “La Fifa ha preso atto della sentenza emessa dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea in relazione al caso Lassana Diarra, che mette in discussione solo due paragrafi di due articoli del Regolamento. La Fifa analizzerà la decisione in coordinamento con le altre parti interessate prima di commentare ulteriormente”.
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