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In Inghilterra sta facendo scalpore una notizia arrivata direttamente da Manchester, sponda United, in merito alla decisione della squadra allenata da Amorim di non indossare, nella fase prepartita, una giacca a sostegno della comunità LGBTQ+.
Old Trafford (@Shutterstock)
Da ormai diversi anni è comune vedere diversi club schierarsi a sostegno della comunità LGBTQ+, attraverso piccoli gesti che possono però risultare molto utili in termini di visibilità.
Il Manchester United ha sempre avuto il merito di essere uno dei top club europei che ha espresso il suo dissenso contro l’omofobia sin da subito, manifestando supporto emotivo a tutte le persone appartenenti a questa grande comunità.
La decisione presa domenica 1 dicembre sarebbe dovuta, ovviamente, non a questioni legate all’omofobia, bensì a motivi religiosi.
Il tutto sarebbe riconducibile a Mazraoui, il quale avrebbe declinato l’invito a partecipare a quest’iniziativa, motivando la sua decisione con la sua fede musulmana.
Di conseguenza, si è deciso che nessun giocatore del Manchester United avrebbe indossato la divisa per evitare di mettere in evidenza Mazraoui, una scelta che però non ha trovato il pieno consenso di tutti i membri dello spogliatoio.
LGBT (@Shutterstock)
Gli osservatori più attenti avranno notato che, negli ultimi anni, stanno aumentando a dismisura le iniziative a sostegno della solidarietà alla comunità LGBTQ+.
Tutte queste idee nascono dalla campagna Rainbow Laces, iniziativa promossa per la prima volta nel 2013 dallo Stonewall e che ha come obiettivo quello di combattere l’omofobia, la bifobia e la transfobia, incoraggiando la comunità sportiva e i tifosi a sostenere le persone LGBTQ+.
Il simbolo principale della campagna è un paio di lacci colorati come l’arcobaleno, che rappresentano la diversità e l’inclusione.
I partecipanti sono invitati a indossarli durante le partite o le competizioni sportive per mostrare solidarietà e per stimolare la riflessione su quanto sia importante creare un ambiente accogliente per tutti, a prescindere dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere.
Premier League (@Shutterstock)
Oltre al caso Manchester United, nella stessa giornata ci sono stati altri due episodi che hanno manifestato il dissenso dei sostenitori della Rainbow Laces.
Il primo riguarda il capitano dell’Ipswich Town, Sam Morsy, il quale si è rifiutato di indossare la fascia di capitano arcobaleno contro il Nottingham Forest, sempre per motivi religiosi.
L’altro caso, che vede come protagonista il capitano del Crystal Palace, Marc Guehi, ha sollevato un gigantesco polverone.
Le polemiche sono iniziate perché il difensore della nazionale inglese ha scritto con un pennarello nero la frase “Gesù ti ama” sulla fascia.
Qualsiasi esposizione a ideali politici o religiosi è effettivamente condannata dalla lega inglese, tanto che il calciatore in questione dovrà pagare una multa per fare ammenda.
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