La medicina moderna sta compiendo passi da gigante grazie anche e soprattutto all’incessante ricerca svolta dalle università e dai laboratori specializzati. Fra gli obiettivi che i medici vogliono raggiungere c’è sicuramente la conoscenza approfondita delle potenzialità nascoste dentro le cellule staminali.
Questo particolare tipo di cellula si caratterizza per il fatto di essere presente solo a livello embrionale e per non essersi ancora adattata a nessun compito specifico, mantenendo la possibilità di trasformarsi in molti tipi di cellule differenti. Questa capacità ha attirato l’interesse dei ricercatori, che la considerano la chiave per la lotta alle malattie e non solo.
Un’esclusiva concessa al The Guardian dall’Università di Cambridge, infatti, dimostra che il futuro dell’ingegneria genetica potrebbe basarsi proprio sulle cellule staminali.
Un’équipe di ricercatori dell’Università di Cambridge-Caltech è riuscita a raggiungere un incredibile successo. Grazie all’uso delle cellule staminali, i ricercatori sono stati in grado di riprodurre una copia di un embrione dopo due settimane di vita. A riportare la notizia è Magdalena Zernicka-Goetz, biologa che ha parlato a nome del gruppo di ricerca. I dettagli devono essere ancora specificati, ma stando a quanto dichiarato gli embrioni artificiali sono privi del sistema circolatorio e di quello nervoso. Si tratta quindi di piccoli organismi formati principalmente da cellule staminali e cellule primordiali che si trasformeranno poi in spermatozoi ed ovuli.
Per poter raggiungere questo risultato, i ricercatori hanno dovuto riprodurre l’ambiente della placenta umana. Ogni embrione è stato formato a partire da una singola cellula staminale e non ha quindi avuto bisogno della fecondazione naturale.
Come spesso accade nel campo della bioetica, non si può andare avanti nelle ricerche scientifiche senza interrogarsi sui risvolti morali della questione. La creazione in vitro di embrioni che, almeno in linea teorica, potrebbero svilupparsi come uomini e donne apre le porte ad un lungo dibattito e a leggi apposite per controllare questa specifica pratica.
Gli intenti dichiarati della ricerca di Cambridge erano la scoperta delle potenzialità insite nelle cellule staminali e lo studio dell’embrione nelle prime fasi del suo sviluppo. A prescindere dal raggiungimento o meno di questi obiettivi, è chiaro che questo risultato è solo l’inizio di una sperimentazione ancora più intensa e che avrà bisogno di un controllo adeguato.
Il segreto della vita, che per così tanto tempo è rimasto un mistero, potrebbe finalmente essersi svelato all’essere umano, anche se solo in parte. Magari non avremo mai la risposta alla domanda “Perché siamo qui?”, ma niente ci impedisce di arrivare fino al punto di poter programmare in laboratorio lo sviluppo di un individuo fatto e finito. Niente, a parte (forse) la nostra coscienza.
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