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Calcio, fisica e cinema intorno alla figura di Niels Bohr

di Alessandro Colepio

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Sì, è normale essere confusi. Come può un uomo solo riunire attorno a sé calcio, cinema e fisica? Andiamo per gradi.

La scorsa settimana è stata segnata dal debutto nelle sale italiane di Oppenheimer, capolavoro biografico diretto da Christopher Nolan che ripercorre la turbolenta vita dell’omonimo scienziato statunitense e del suo lavoro sulla bomba atomica. All’interno del film compaiono decine di personaggi secondari, fra cui diversi scienziati che hanno lavorato col protagonista nell’ambito del Progetto Manhattan. Fra questi spicca Niels Bohr, fisico danese di caratura mondiale e vincitore premio Nobel nel 1922.

All’interno del film (e fedelmente a quanto realmente accaduto), Oppenheimer conobbe Bohr quando il primo era solo uno studente e il secondo già un’eminenza della fisica quantistica. L’americano rimase talmente tanto affascinato dal suo collega da organizzarne la fuga dalla Danimarca invasa dai nazisti e lo invitò a Los Alamos per aiutarlo a sviluppare i primi armamenti nucleari.

Il Niels Bohr fisico è stato una delle personalità più influenti del 1900, capace di aprire nuovi orizzonti grazie ai suoi studi sul modello dell’atomo. In pochi però sanno che Bohr è cresciuto in una famiglia in cui il calcio ribolle nelle vene ed anche lui ha avuto una breve carriera, prima di seguire a tempo pieno la sua vocazione per la fisica.

oppenheimer

Un destino a metà fra calcio e studi

Niels Bohr nacque il 7 ottobre 1885 a Copenaghen. Suo padre, Christian, era insegnante di fisiologia all’Università cittadina ed era un uomo fortemente rispettato negli ambienti dell’alta borghesia danese. Appena due anni dopo la nascita di Niels venne al mondo anche suo fratello minore, Harald.

L’infanzia e l’adolescenza dei due fratelli sono state passate prevalentemente in un clima culturale importante e loro padre in primis insisteva per la loro precoce formazione accademica. Per loro fortuna, Christian Bohr non era solo un insegnante di Università, ma anche e soprattutto l’uomo che aveva importato dall’Inghilterra alla Danimarca il gioco del calcio. Era lui che, nel 1889, aveva fondato l’AB Copenaghen, inizialmente riservata agli studenti universitari e oggi militante in seconda divisione.

Le giornate di Niels e Harald passavano fra le lezioni scolastiche, le ricerche personali e…il calcio. Il fratello maggiore, decisamente più portato per le scienze che per il calcio, dava il meglio di sé fra i pali, mentre Harald era un centrocampista intelligente e completo. Entrambi completarono la trafila delle giovanili nella squadra di famiglia e esordirono nel 1903, quando Niels era appena diciottenne.

La loro carriera insieme durò fino al 1905: si giocava contro una squadra tedesca e dalle retrovie degli avversari arriva un lancio lungo verso la porta di Niels Bohr. Il tentativo sarebbe stato facilmente disinnescato da qualsiasi portiere, se non fosse che il fisico in erba si era completamente estraniato dalla gara e stava risolvendo a mente un problema di matematica. Gli urli dagli spalti attirarono la sua attenzione e gli evitarono la vergogna di subire gol, ma da quel giorno il futuro premio Nobel capì di dover seguire la sua più grande passione.

Una vita dedicata alla fisica e una…a metà

Dopo l’addio al calcio, Niels Bohr si dedicò completamente ai suoi studi e, dopo aver concluso la sua formazione universitaria, iniziò a teorizzare la struttura del nucleo degli atomi. Anni e anni di faticose ricerche si conclusero con la pubblicazione del suo lavoro, che prese il nome di modello atomico di Bohr, e con la vittoria del premio Nobel per la fisica nel 1922.

Divenuto ormai una delle figure più eminenti della comunità scientifica mondiale, Bohr iniziò a tenere lezioni di fisica quantistica in giro per l’Europa. In quelle stesse lezioni conobbe un giovane Oppenheimer e Heisenberg, quello che fu il suo più grande allievo e che guidò per qualche anno il programma atomico nazista. È rimasta famosa una conversazione fra Bohr e Heisenberg, tenutasi in un aula dell’Università di Copenaghen, di cui è rimasto sconosciuto il contenuto ma che incrinò per sempre il legame fra i due. Probabilmente l’allievo aveva chiesto al suo ex maestro di lavorare con lui per la Germania, incontrando però gli scrupoli morali di Bohr circa l’attività del regime.

Per impedire che le sue capacità finissero nelle mani dei tedeschi, gli Stati Uniti organizzarono la sua fuga dalla Danimarca e nel novembre 1943 Niels Bohr raggiunse Los Alamos per prendere parte al Progetto Manhattan. Dopo il successo dei test atomici e la fine della guerra, il fisico danese rimase fortemente colpito dagli effetti delle bombe su Hiroshima e Nagasaki. Passò il resto della sua vita nella sua Copenaghen, sostenendo un uso corretto e pacifico del nucleare insieme ad altri importanti scienziati.

E Harald? Il fratello minore continuò la carriera sportiva fino al 1910, prendendo anche parte alle Olimpiadi di Londra del 1908. La sua Danimarca chiuse al secondo posto, sconfitta in finale dall’Inghilterra padrona di casa. Due anni dopo decise di appendere gli scarpini al chiodo, ma ormai era diventato una celebrità per tutto il popolo danese: basti pensare che, nel giorno della sua laurea in matematica, l’aula era piena di tifosi pronti a festeggiare con lui.

La sua fama di calciatore si era diffusa anche nelle alte sfere della società. Suo fratello Niels ebbe un colloquio con il re di Danimarca Cristiano X, il quale si complimentò per i successi sportivi del fisico, confondendolo con Harald. Quando il vincitore del Nobel fece notare che in realtà non era lui il grande calciatore, Cristiano X si arrabbiò a tal punto da concludere l’udienza.

Dopo il ritiro, Harald Bohr mantenne il ruolo di professore di matematica prima al Politecnico e poi all’Università di Copenaghen. I suoi studi sull’analisi non divennero celebri come quelli di Niels, ma sono considerati comunque di grande importanza per la ricerca matematica. Harald morì nel 1951 a causa di problemi di salute, mentre suo fratello sopravvisse fino al 1962.

La dinastia dei Bohr continuò dopo la loro scomparsa grazie ad Aage, il figlio di Niels, che continuò gli studi paterni sulla struttura atomica e vinse il Nobel per la fisica nel 1975. La storia dei fratelli Bohr e di loro padre insegna come il calcio possa essere un’importante valvola di sfogo giovanile per tutti e che la passione per lo sport può essere ben compatibile anche con l’amore per la scienza.

E quando andrete a vedere (o a rivedere) Oppenheimer, saprete qualcosa di più su un personaggio come Niels Bohr, così importante per la fisica e per la storia recente.

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