Oggi è un giorno triste per il calcio italiano: Bruno Pizzul, storico telecronista del nostro campionato e della Nazionale, ci ha lasciato nella mattinata di oggi. Il decesso è avvenuto presso l’ospedale di Gorizia, dove era ricoverato: aveva 86 anni, fra 3 giorni sarebbe stato il suo compleanno.
Oggi l’Italia sportiva saluta uno dei personaggi più importanti della sua storia. La voce calma e scandita del telecronista friulano si è infatti legata indissolubilmente ad alcuni eventi che resteranno sempre impressi nella memoria dei tifosi azzurri. Dai Mondiali di Messico ’86 fino al cucchiaio di Totti ad Euro 2000, passando per le Notti Magiche di Italia ’90 e la delusione di Pasadena nel ’94: Bruno Pizzul è riuscito a segnare un’intera generazione di appassionati col solo utilizzo della parola, e lascia un’eredità più grande di quanto avrebbe mai pensato.
Via YouTube, @Fútbol Emotion Italia
Friulano fierissimo, Pizzul nasce a Udine l’8 marzo 1938 e fin da giovane si appassiona al calcio giocato. Tira i primi calci al pallone alla Cormonese, poi passa alla Pro Gorizia e nel frattempo porta avanti gli studi. Buon metodista, riesce a diventare calciatore professionista e nel 1958 firma col Catania: nel corso della sua carriera vestirà anche le maglie di Ischia e Udinese, prima di ritirarsi prematuramente a causa di un infortunio al ginocchio.
Laureatosi nel frattempo in giurisprudenza, Pizzul riesce a reinventarsi una seconda vita calcistica vincendo il concorso regionale per diventare radio cronista e nel 1969 lascia il Friuli-Venezia Giulia, decidendo di accettare la proposta della Rai. L’8 aprile 1970 commenta la sua prima partita ufficiale, uno Juventus-Bologna di Coppa Italia giocato a Como al quale si presenta con ben 15 minuti di ritardo, salvando la faccia (e forse anche il posto di lavoro) grazie alla differita.
Il suo grande amore diviene fin da subito la Nazionale, che inizia a commentare in occasione di un’amichevole fra gli Azzurri di Enzo Bearzot e la selezione B ungherese giocata (guarda un po’) a Como il primo giugno 1980. racconta saltuariamente qualche partita dell’Italia anche negli anni successivi, ma è nel 1986 che arriva l’investitura: in occasione dei Mondiali in Messico, quelli vinti dall’Argentina di Maradona, Pizzul succede a Nando Martellini e diventa il nuovo telecronista ufficiale delle partite della Nazionale.
Svolgerà questo incarico con professionalità e capacità per quasi 20 anni, fino al Mondiale di Corea e Giappone del 2002, raccontando agli italiani cinque campionati del mondo e quattro europei, oltre che tutte le partite amichevoli e di qualificazione. Lascerà il microfono proprio nell’agosto 2002, a poche settimane dalla disfatta degli Azzurri, in occasione di un’amichevole giocata e persa a Trieste contro la Slovenia.
Nel corso della sua illustre carriera ha avuto l’onore di assistere e commentare alcune partite davvero indimenticabili. La sua voce ha accompagnato il penalty fallito da Baggio nella maledetta finale di Usa ’94, le magie di Schillaci ad Italia ’90, il cucchiaio di Totti contro Van Der Sar in semifinale di Euro 2000, nonché le prodezze di tutti i grandi campioni che transitavano in Serie A fra gli anni ’80 e i ’90. L’unica telecronaca che avrebbe voluto evitare? La finale dell’Heysel fra Juventus e Liverpool, in cui ha raccontato con la consueta razionalità il disastro occorso sugli spalti.
Da buon friulano ha portato con sé i valori della sua terra anche sul posto di lavoro, scegliendo di condurre le sue telecronache con un approccio pacato e professionale, sciogliendosi alle volte per permettere agli spettatori di entrare con lui negli eventi senza mai mettersi in primo piano. Un sistema che oggi potrebbe sembrare anacronistico, vista la tendenza all’emozione e al rumore dei cronisti contemporanei, ma che ha di fatto segnato il ventennio d’oro del calcio italiano. Espressioni come “Tutto molto bello” e “Partiti!” fanno parte ancora oggi dell’immaginario sportivo e collettivo italiano.
Tante personalità pubbliche, sportive e non, hanno salutato la scomparsa di uno dei più grandi giornalisti della storia del nostro Paese. Dal Premier Meloni al suo amico e conterraneo Dino Zoff, passando per gli ossequi di alcuni dei club del nostro campionato sui propri profili social: Bruno Pizzul è entrato nel cuore di tutti gli appassionati con calma ed eleganza, senza mai voler imporre il proprio ego sul rispetto degli atleti e del gioco. Ci lascia una figura professionale di altissimo profilo e un uomo d’altri tempi, cui si dovrebbe ispirare qualsiasi appassionato di giornalismo sportivo e telecronaca. Come direbbero i suoi conterranei: “Mandi, Bruno, e grazie di tutto“.
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