di Redazione Network NCI
Nelle ultime ore, Gaza ha vissuto uno degli attacchi più cruenti dall’inizio del conflitto. I carri armati israeliani hanno colpito un accampamento di tende nella zona occidentale di Gaza, nel campo di al-Shati, dove erano rifugiati numerosi sfollati. Almeno 16 persone hanno perso la vita, molte delle quali dormivano al momento dell’attacco. Le autorità sanitarie locali parlano di decine di feriti, alcuni in condizioni gravissime. L’assenza di un sistema di allerta efficace e la precarietà delle abitazioni di fortuna rendono impossibile la fuga o la protezione in tempo utile, trasformando le tende in trappole mortali. Al momento non è giunto alcun commento ufficiale da parte delle autorità israeliane.
Emergenza umanitaria fuori controllo: ospedali al collasso e sfollati

Razzi su Israele (Shutterstock)
Anche il centro della Striscia di Gaza è stata bersaglio di raid aerei e colpi di artiglieria. Tra le strutture colpite figura la residenza del personale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, attaccata tre volte in un solo giorno. Secondo il direttore generale dell’OMS, le truppe israeliane hanno fatto irruzione nella sede costringendo donne e bambini a evacuare a piedi nel caos di un conflitto in corso. Alcuni membri dello staff sono stati arrestati e interrogati, uno dei quali risulta ancora detenuto. Intanto, Caritas lancia un grido d’allarme: la popolazione è ridotta alla fame, la carestia è ormai un rischio concreto, mancano cibo, acqua e medicinali, mentre le strutture ospedaliere sono al collasso. Intere famiglie continuano a fuggire da un luogo all’altro, senza alcuna garanzia di sicurezza.
La pressione internazionale aumenta su Israele
Le reazioni internazionali non si sono fatte attendere. Papa Francesco ha telefonato ad Abu Mazen, presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, per ribadire l’urgenza di garantire l’accesso agli aiuti umanitari. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha fatto sapere che nella zona di Deir al-Balah operano anche volontari italiani, lanciando un appello alla massima prudenza. Inoltre, i ministri degli Esteri di 25 Paesi, tra cui l’Italia, hanno firmato un documento in cui si chiede la fine immediata della guerra. Anche dagli Stati Uniti emergono segnali di preoccupazione: Donald Trump, secondo la sua portavoce, sarebbe rimasto sorpreso dai bombardamenti in Siria e dall’attacco a una chiesa cattolica a Gaza, tanto da contattare direttamente il premier israeliano. Le pressioni diplomatiche si intensificano, ma la fine delle ostilità appare ancora lontana.
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Articolo di Biagi Linda
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