di Antonio Stiuso
A Bologna è vietato il telefonino in classe, sarà restituito soltanto alla fine delle lezioni. Una bella novità nel giorno del rientro in classe per i 530 studenti del liceo Malpighi che si vedono costretti a posare il proprio smartphone in un cassetto perché, secondo il preside, i richiami non bastano.
A scuola senza smartphone
Come riporta La Repubblica Bologna, una “spiacevole” novità attendeva gli studenti del liceo Malpighi, blasonato istituto superiore paritario di Bologna, al loro rientro in aula. Spiacevole perché è un’iniziativa che a loro sicuramente non piacerà e che sembra destinata a far molto discutere nei prossimi giorni. Al loro rientro in classe, infatti, i 530 studenti dell’istituto hanno dovuto riporre il proprio smartphone in un cassetto, con la promessa di riaverlo soltanto alla fine delle lezioni.
Il preside Marco Ferrari lo definisce come un “tentativo coraggioso, che non calpesta la libertà di nessuno, ma permette ai ragazzi di sperimentare una scuola ‘nuova’ quella che tutti noi abbiamo vissuto, senza smartphone”. È vero che ci sono insegnanti che usano lo smartphone per costruire parte della loro didattica, ma la scelta del liceo è stata netta e approvata anche in consiglio di istituto. La modifica del regolamento non è stata applicata, quindi, in modo superficiale ma è arrivata dopo mesi di riflessione e anche dal confronto con neuropsichiatri.
Una scelta drastica per il bene degli studenti
I genitori sono i più entusiasti e, avendo vissuto in un’epoca priva di smartphone, approvano l’iniziativa dei docenti; un’iniziativa che suscita, però, anche dalle perplessità. La rettrice delle scuole Malpighi però rassicura che: “La tecnologia è comunque al centro della didattica al Malpighi, con gli strumenti e secondo metodi e tempi adeguati. Per lo smartphone rimangono libere le altre 18 ore della giornata. Il momento dell’apprendimento della lezione e della costruzione di relazioni sociali all’intervallo può essere favorito e accresciuto nelle sue potenzialità se abbiamo il coraggio di regalare ai nostri studenti la libertà da una dipendenza ormai quasi insuperabile che è quella dallo smartphone”.
Per il preside Ferrari: “I richiami sono inutili, è difficile, se non quasi impossibile, chiedere loro il distacco dall’uso pervasivo e distratto dello smartphone. Li vedo durante l’intervallo, nemmeno parlano più tra loro e in classe sono continuamente distratti dal telefonino. Allora abbiamo deciso che occorreva un intervento educativo forte; mi rendo conto che lo è, ovvio che ci esponiamo anche alle reazioni critiche. Ma quella dal cellulare è una dipendenza che non puoi vincere con la buona volontà. Verificheremo come è andata a fine anno, ma penso che sia un tentativo che dovrebbero provare tutte le scuole. Crediamo che così i ragazzi possano dedicare tutte le loro energie al lavoro che si fa in classe e sperimentare la sfida dell’altro e dell’essere comunità durante l’intervallo”.
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