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Bologna, ritorno in Champions League dopo 60 anni: come era il calcio nel 1964

Il 2-1 con cui l’Atalanta si è imposta a Bergamo sulla Roma non ha reso felici solo i tifosi della Dea: la sconfitta dei giallorossi ha matematicamente consegnato l’ingresso in Champions League alla Juventus e, soprattutto, al Bologna. I rossoblù sono stati fin dalla prima giornata la vera rivelazione di questa Serie A: Thiago Motta ha reso grande un gruppo di giocatori talentuosi che, sotto la guida dell’ex centrocampista della Nazionale, hanno dimostrato di saper vincere esprimendo un calcio divertente e propositivo.

I tifosi bolognesi, subito dopo il triplice fischio di Atalanta-Roma, si sono diretti in Piazza Maggiore per festeggiare la qualificazione alla massima competizione europea. Per le nuove generazioni rossoblù, si tratta di un traguardo epocale: l’ultima qualificazione nell’allora Coppa dei Campioni risale infatti al 1964, ben 60 anni fa. In quella stagione, la rosa allenata da Fulvio Bernardini riuscì a vincere lo Scudetto vincendo per 2-0 lo spareggio contro l’Inter di Facchetti. Era un calcio molto diverso da come lo conosciamo oggi: ecco alcune delle differenze principali fra la stagione 1963/64 e quella attuale.

Com’era il calcio quando il Bologna giocava in Europa

I felsinei conquistarono il loro settimo Scudetto al termine di un campionato accesissimo. All’ultima giornata, la classifica recitava così: Bologna 54, Inter 54, Milan 51. All’epoca, le vittorie valevano ancora due punti e i rossoneri si autoesclusero dalla corsa Scudetto raccogliendo due pareggi e una sconfitta nelle ultime tre gare.

Quel Bologna, trascinato dai 21 gol del capocannoniere Nielsen, riuscì a tenere il passo della corazzata Inter, che fra le sue fila poteva vantare giocatori come Facchetti, Mazzola e il Pallone d’Oro Luis Suarez. Secondo il regolamento dell’epoca non erano previste discriminanti in caso di arrivo a pari punti: per la prima e unica volta nella storia della Serie A a girone unico, fu necessario giocare lo spareggio per decretare il vincitore del campionato. La partita si giocò a Roma e il Bologna riuscì a vincere lo scontro diretto coi nerazzurri, laureandosi campione d’Italia.

La delusione per il secondo posto fu solo una macchia sulla stagione straordinaria dell’Inter: i nerazzurri avevano infatti vinto poco tempo prima la Coppa dei Campioni, superando in finale il Real Madrid per 3-1. La classifica marcatori della massima competizione europea venne vinta ex aequo da Kovacevic del Partizan Belgrado, da Mazzola e da Puskas, tutti autori di 7 gol nel torneo. Tra l’altro, all’epoca non esisteva la fase a gironi: tutte le squadre partivano già dal primo turno ad eliminazione diretta, fatta eccezione per il Milan campione in carica che scese in campo direttamente agli ottavi di finale. Stagione sottotono per la Juventus, arrivata quinta alle spalle anche della Fiorentina: tre anni prima aveva vinto il suo dodicesimo Scudetto, poi era entrata in fase di ricostruzione. La rosa che aveva dominato il periodo fra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60 era stata praticamente smantellata, eccezion fatta per il Pallone d’Oro italo-argentino Omar Sivori.

Nel nostro massimo campionato militavano poi tante piccole realtà che oggi fanno fatica a trovare continuità nei palcoscenici più importanti: il Lanerossi Vicenza, il Mantova, il Messina, il Modena e la SPAL.

La campagna in Coppa dei Campioni

La stagione 1964/65 non fu particolarmente felice per il Bologna. La squadra rossoblù venne eliminata già al primo turno di Coppa dei Campioni dall’Anderlecht, mentre in campionato non riuscì ad andare oltre al sesto posto. L’euforia della città per i risultati raggiunti si spense in fretta: nessuno immaginava che, dopo un anno così felice, i rossoblù sarebbero sprofondati in un sonno lungo 60 anni.

Il ritorno in Champions League è il giusto premio per gli sforzi di una società competente, di un allenatore rivoluzionario e di un gruppo di giocatori che hanno lasciato tutto sul campo. Bologna è tornata sulla cartina del grande calcio, e tutti i tifosi sperano che stavolta possa rimanerci ancora a lungo.

 

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Alessandro Colepio

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