di Antonio Stiuso
Il termine “bimbominkia” da oggi rappresenta un’offesa vera e propria, grazie ad una sentenza della Corte di Cassazione. Se questo termine viene usato in un gruppo con oltre 2 mila iscritti, infatti, si configura il reato di diffamazione aggravata.
Cos’è un “bimbominkia”?
Secondo la definizione riportata da Treccani, il “bimbominkia“, nel gergo giovanile è un utente web che si comporta in modo stupido e infantile, intervenendo continuamente nelle discussioni e mostrandosi fastidioso o irriguardoso verso gli altri. Una parola che all’apparenza sembra carica di leggerezza, ma in realtà, almeno in ambito legale, da oggi in poi sarà un’offesa abbastanza pesante.
Stando a quanto riporta Sky TG24, per la Cassazione, questo termine lascia intendere che la persona a cui è riferito possiede un quoziente intellettivo limitato, e per questo deve essere trattato come un’offesa a tutti gli effetti. In una sentenza precedente, la stessa, aveva equiparato l’offesa scritta su internet alla “diffamazione a mezzo stampa”; quindi, offendere qualcuno su Facebook o Instagram, equivale a farlo tra le righe di un giornale stampato.
BM = Diffamazione aggravata
La sentenza della Corte di Cassazione sul termine “bimbominkia” riguarda, nel caso specifico, l’animalista Enrico Rizzi. Enrico, infatti, è la persona a cui è stata rivolta l’offesa. In precedenza era stato anche lui condannato per offese rivolte a Diego Moltrer, Presidente del Consiglio regionale del Trentino, tra le quali figuravano le parole “vigliacco”, “infame” e “assassino” per via della sua passione per la caccia. Ora, invece, a pagare per le sue offese è un’amica di Moltrer, che ha insultato Rizzi definendolo appunto “bimbominkia“.
Ma non è tutto, perché l’offesa, se “pronunciata” su un gruppo Facebook con oltre 2 mila iscritti, si configura con il reato di diffamazione aggravata. Il social network, infatti, rappresenterebbe un bacino di lettori così ampio da poter essere equiparato a quello di un giornale vero e proprio. Per questo l’offesa, espressa su un social network, ha uno spessore più grave. Un vero “problema” per i leoni da tastiera…
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di Antonio Stiuso
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