di Alessandro Colepio
Esattamente un anno fa, arrivava la notizia della morte di Silvio Berlusconi. Il nome di Silvio Berlusconi rimarrà per sempre legato, oltre alla politica e alla Mediaset, anche e soprattutto al Milan, club di cui è stato proprietario e che sotto la sua guida si è affermato come una delle squadre più vincenti del mondo. Nel trentennio in cui è stato presidente dei rossoneri ha partecipato attivamente alla vita della squadra, portando a San Siro giocatori fenomenali e vincendo tutto quello che c’era da vincere. Le sue fortune in campo sportivo e non gli hanno fatto guadagnare la fedeltà di milioni di tifosi milanisti che a distanza di un anno ricordano con affetto una parte fondamentale della storia dei rssoneri.
L’acquisto del Milan
Corre l’anno 1986 e il Milan si trova in una situazione disastrosa. La gestione societaria di Giussy Farina ha lasciato enormi buchi nel bilancio dei rossoneri e a causa di alcune irregolarità il club rischia conseguenze gravissime. La possibilità di risollevare una squadra storica come il Milan stuzzica la mente di Berlusconi, che alla fine decide di acquistare le quote della società e diventarne presidente.
Il 20 febbraio dello stesso anno viene annunciata l’ufficialità e per il Milan comincia l’era Berlusconi. Il Cavaliere decide innanzitutto di circondarsi di figure capaci come i suoi fedelissimi Adriano Galliani e Ariedo Braida, ai quali affida il compito di fondare una squadra forte e stabile nel tempo.
La scommessa di Berlusconi: l’era Sacchi
Dopo qualche stagione di assestamento e qualche colpo sul mercato, come l’acquisto di Roberto Donadoni, “Sua Emittenza” decide di puntare su giovani talentuosi e su un allenatore dalle ampie vedute che possa portare in alto il Milan.
Dall’Olanda arrivano tre giocatori che faranno tanto parlare negli anni a venire: Marco Van Basten, Ruud Gullit e Frank Rijkaard. Dall’Italia, e più precisamente dalla Roma, approda invece un centrocampista, Carlo Ancelotti, che farà la storia del club sia in mezzo al campo sia in panchina. Berlusconi affida le chiavi di questa nuova squadra ad Arrigo Sacchi, giovane allenatore che si è messo in mostra al Parma e rispecchia la filosofia di dominio tecnico che vuole il presidente.
Il Milan di Sacchi diventa in breve tempo una delle squadre più forti e temute d’Europa grazie ad un gioco spumeggiante e ai fenomeni che può schierare. Van Basten e compagni vincono due Coppe dei Campioni di fila e si guadagnano meritatamente l’appellativo di “Immortali”. La magia della squadra di Sacchi dura fino al 1991, anno in cui il tecnico lascia il Milan per approdare sulla panchina della Nazionale. Quelle stagioni di successi e di grandezza rimangono però ancora nella mente di tutti i tifosi che hanno avuto la fortuna di poter ammirare una delle più grandi squadre della storia del calcio.
Gli Invincibili di Capello e la transizione
Con l’addio di Sacchi si apre un nuovo corso nella storia del Milan. Per la panchina viene scelto Fabio Capello, che si trova a gestire una squadra fortissima a cui si sono aggiunti anche Savicevic (pupillo di Berlusconi) e Boban. Fra il 1991 e il 1994 i rossoneri vincono tre campionati di fila, una Supercoppa, una Coppa dei Campioni battendo in finale il Barcellona per 4-0 e segnano persino il record d’imbattibilità del calcio italiano a quota 58 risultati utili consecutivi. Quest’ultimo risultato è particolarmente apprezzato dallo stesso Berlusconi e fa guadagnare alla squadra il titolo di “Invincibili”.
A Milano arrivano altri giocatori fortissimi come Laudrup e Desailly, ma la vecchia guardia inizia a sciogliersi (in primis i tre olandesi, che salutano Milano) e la sconfitta nella finale di Champions League del 1995 segna la definitiva fine dell’esperienza di Capello coi rossoneri. Il periodo successivo evidenzia un fisiologico calo della rosa milanista che nonostante possa vantare nomi come George Weah deve fare i conti con gli addii di Franco Baresi e Mauro Tassotti.
Le annate fra il ’95 e il 2000 non sono entusiasmanti per Berlusconi e tutti i tifosi milanisti: le prestazioni sono altalenanti e i fasti di qualche anno prima sembrano terribilmente lontani. Il neo allenatore Zaccheroni riesce a riportare lo Scudetto sulla maglia rossonera durante la stagione ’98/’99, ma la differenza di vedute col Cavaliere ne segna il prematuro addio agli inizi della stagione 2000-2001. Il patron rossonero è sempre più immischiato nella vita politica italiana, ma nonostante sia stato nominato Presidente del Consiglio per la seconda volta riesce comunque a trovare tempo per il Milan.
Berlusconi sul tetto del mondo: il Milan di Ancelotti
Nell’estate del 2001, dopo un anno sotto la gestione di Cesare Maldini, viene scelto un altro grande ex calciatore per guidare la rosa dei rossoneri: Carlo Ancelotti. L’allenatore emiliano si trova ad allenare calciatori di altissimo livello come il capitano Maldini, Shevchenko, Serginho, Pirlo, Gattuso, Inzaghi e Rui Costa a cui si aggiungono qualche anno dopo anche Nesta, Seedorf e Rivaldo.
Nel 2003 arriva la prima svolta dell’era Ancelotti: il Milan elimina l’Inter in semifinale di Champions League e vince poi la finalissima di Manchester contro la Juventus. Si tratta del quarto trionfo europeo sotto la guida del presidente Berlusconi, che non vuole accontentarsi e punta a riaprire un ciclo vincente. Nell’estate successiva arrivano a Milano due brasiliani: il primo è Cafu, il secondo è un ragazzino con gli occhiali e la faccia pulita che risponde al nome di Ricardo Izecson Dos Santos Leite ma per tutti è semplicemente Kakà.
Il 2005 segna un periodo nero per il Milan, culminato nella disfatta di Istanbul: il Liverpool rimonta tre gol dei rossoneri nel secondo tempo della finale di Champions League e vince ai rigori. Berlusconi è furibondo ma cerca di mantenere un’immagine calma e pacata, anche se inizia ad esserci qualche attrito con Ancelotti in merito a questioni tattiche.
L’allenatore emiliano rimane comunque in panchina e due anni dopo si prende la sua rivincita, nonostante lo scandalo Calciopoli e la forte penalizzazione inflitta al Milan: la finale di Champions League del 2007 ad Atene vede ancora Milan e Liverpool, coi rossoneri che sta volta vincono per 2-1 e alzano per la quinta volta una coppa europea sotto la gestione Berlusconi. Il Presidente è riuscito a riaprire il terzo ciclo vincente della sua carriera sportiva ed ha definitivamente portato il Milan sul tetto del mondo calcistico. In seguito a quella vittoria arrivano a Milano prima Ronaldo e poi Ronaldinho, ma per il club inizia un periodo di difficoltà.
Gli ultimi anni al Milan
Gli ultimi anni della presidenza Berlusconi non regalano enormi gioie ai tifosi. Tanti grandi giocatori salutano il Milan mentre i nuovi arrivati non riescono a rimanere a quei livelli eccezionali. Nel 2010 arriva in panchina Massimiliano Allegri che vince subito quello che sarà l’ultimo Scudetto di Silvio Berlusconi. In questi anni, il Cavaliere diventa il Presidente più longevo della storia del Milan e prova a riaprire un ciclo vincente che però sembra non decollare.
Le campagne elettorali richiedono sempre più tempo e i risultati non arrivano, ma Berlusconi non demorde e dopo aver esonerato Allegri richiama tanti vecchi nomi in panchina. Da Milanello passano Tassotti, Seedorf, Inzaghi, Montella, Mihajlovic e Brocchi ma nessuno di loro riesce ad avere successo. Montella fa in tempo a vincere nel 2016 la Supercoppa, ultimo trofeo della gestione Berlusconi, prima di essere esonerato. L’aprile del 2017 segna la fine dell’epoca Berlusconi e il passaggio del Milan nelle mani della holding cinese di Yonghong Li. L’ex Presidente scrive una lettera di ringraziamento a tutti i tifosi milanisti e spiega i motivi (principalmente economici) del suo addio. Nei suoi 30 anni di presidenza, il Cavaliere ha vinto 8 Scudetti, 5 Champions League e svariati altri trofei, toccando vette di grandezza che sono concesse solo ai migliori.
Il nuovo amore: il Monza
Dopo qualche anno di assenza dal calcio decide di tornare sulla scena e insieme al suo fedelissimo Galliani decide di investire sul Monza, che all’epoca è in Serie C. Corre il settembre 2018 e quattro anni dopo Berlusconi riesce a portare i brianzoli in Serie A, regalando una gioia immensa a tutti i tifosi del club lombardo. La carriera sportiva dell’ex Premier, cominciata nel lontano 1986, si chiude con un ennesimo successo e con la felicità di vedere il suo Monza navigare acque tranquille nel primo campionato italiano.
Per rimanere sempre aggiornati sulle news provenienti da tutto il mondo continuate a seguirci su Nasce. Cresce, Calcia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA