Il Benfica è sicuramente la sorpresa della stagione. Il percorso in Champions dei portoghesi continua, dopo il 7-1 rifilato in 180′ ad un’altra rivelazione della massima competizione europea, il Club Brugge. Anche in Liga Portugal i biancorossi stanno macinando risultati su risultati. 5 vittorie nelle ultime 5, 61 gol fatti (miglior attacco) e 13 gol subiti (miglior difesa), 1° posizione a +8 sul Porto 2°, solo 2 pareggi e 1 sconfitta: solo poche delle statistiche impressionanti del Benfica. Anche in Coppa dei Campioni i lusitani stanno mettendo in atto un vero e proprio exploit. 1° posizione in un girone con PSG e Juve con 14 punti accumulati su 18 disponibili. In questo articolo cercheremo di comprendere i segreti del Benfica che, pur avendo venduto di recente (e non solo) i suoi gioiellini, è rimasta comunque competitiva, anche a livello europeo!
Già lo scorso anno il Benfica aveva iniziato a far percepire la possibile rilevanza futura della sua realtà. Non tanto per il 3° posto in campionato a -17 da un Porto campione con 91 punti, quanto per il percorso in Champions. Un girone all’apparenza proibitivo si è trasformato in un cammino trionfale per i portoghesi. Dopo i sorteggi, il girone E raggruppava il Bayern Monaco campione in carica, un Barcellona in apparente uscita da un periodo di crisi e la mina vagante Dinamo Kiev.
Il Benfica, all’apparenza condannato alla 3° posizione e ai preliminari di Europa League, non sembra volersi però rassegnare. Contro il Bayern non c’è storia: 9-2 in 2 incontri (0-4 all’andata e 2-5 al ritorno); lo sgambetto arriva invece al Barcellona: i blaugrana vengono umiliati al Da Luz in uno storico 3-0 e non riescono ad andare oltre allo 0-0 al Camp Nou. I lusitani, apparentemente sicuri del passaggio del turno, steccano 0-0 in casa della Dinamo. I punti sono 8, incredibilmente sufficienti per il passaggio del turno, con un Barça ai preliminari di Europa League.
Agli ottavi al Benfica tocca l’Ajax, “Die hard” direbbero gli appassionati di cinema. L’andata, al Da Luz, è un match intensissimo, che si conclude sul punteggio di 2-2. Al ritorno però, i lancieri sono costretti ad arrendersi davanti al pubblico della Johan Cruijff Arena: 0-1 cinico inflitto dai lusitani agli olandesi con gol di Darwin Nunez.
Il Liverpool è l’avversario da affrontare ai quarti. I biancorossi, almeno inizialmente, non sanno reggere l’urto dell’impatto Reda e al Da Luz escono sconfitti per 3-1. Unica nota positiva? Il solito Nunez di nuovo a segno. Gli scenari a cui possiamo assistere ad Anfield sono veramente limitati e, molti di questi, hanno come conseguenza il Liverpool in semifinale.
Il Benfica non ha più nulla da perdere e, in Inghilterra, la partita è ben diversa da quella vista in Portogallo. Evidentemente meno nervosi e tesi, i lusitani danno vero filo da torcere ai Reds. La partita termina sul 3-3 e il Liverpool è comunque in semifinale: tutto come previsto, vero? Non esattamente: ad un certo punto della partita sembrava come se il Benfica potesse veramente farcela. Anfield, seppur per pochi minuti, ha tremato davanti alla prestazione dei biancorossi.
Ripensando a quella partita, possiamo identificare con quest’ultima il motivo principale per cui il Liverpool ha deciso di affondare il colpo estivo su Darwin? Probabilmente sì, ma la decisione concordata tra Klopp e dirigenza non è stata presa solo per quei 90′. Nei giovani del Benfica e, in genere, nei suoi giocatori, c’è dell’altro, difficilmente esprimibile in soli due match.
Una delle società europee più attive sul mercato, sia estivo che invernale, è proprio il Benfica. Contrariamente alle altre corazzate ancora in corsa in Champions (Bayern, City…), l’attività sul mercato dei biancorossi riguarda prevalentemente le uscite. La domanda sorge dunque spontanea: come mai, nonostante le mille cessioni di giocatori fondamentali negli ultimi anni, il Benfica è ancora lì, a lottare tra le prime 8 d’Europa?
La risposta va trovata nella gestione che il Benfica fa dei suoi calciatori. Particolare il recente caso di Enzo Fernandez: una effettiva eccezione alla politica societaria, basata, in linea generale sul settore giovanile e sul Benfica B. Entreremo nel dettaglio successivamente, solo dopo aver parlato di alcuni casi eclatanti degli ultimi anni riguardanti il mercato dei biancorossi.
Difatti, basti pensare a quanto successo con Joao Felix proveniente dall’U19 biancorossa. Da perfetto sconosciuto si è trovato ad avere i riflettori di tutta Europa puntati addosso. Il risultato? 127,5 milioni versati dall’Atletico Madrid nelle casse dei lusitani. Considerando le sole 26 presenze in maglia biancorossa, un profitto non male!
Altro eccellente prodotto del settore giovanile biancorosso Ruben Dias: il centrale, dopo aver passato i settori giovanili interamente nel Benfica, ha disputato 3 stagioni in prima squadra prima di essere venduto al City per oltre 70 milioni. Ci teniamo a ricordare: il tutto a costo 0. Nessun prestito, nessun onero. Situazione pressoché analoga per Darwin Nunez, con la sola differenza che l’attuale #27 del Liverpool non proveniva dalle giovanili biancorosse, ma dall’Almeria. Tuttavia, arrivato per poco più di 30 milioni, dopo appena 2 anni di Benfica ha fruttato ai portoghesi ben 80 milioni, versati dai Reds per portare Darwin ad Anfield. Anche in questo caso un utile impressionante.
Se per Felix, Ruben Dias e Nunez parlavamo di grandi operazioni, quella che ha portato Enzo Fernandez dapprima al Da Luz e poi a Stamford Bridge rappresenta una vera e propria masterclass lusitana. In estate Enzo era desiderato da mezza Europa (compreso il Milan); tuttavia, davanti allo stupore generale, il Benfica decide di versare circa 45 milioni nelle casse del River Plate per portare il centrocampista in Portogallo. Parliamo di stupore poiché il Benfica non è solito sborsare così tanto per il cartellino di un singolo giocatore, ma preferisce distribuire il budget nella copertura di diversi ruoli oppure attingere dalle risorse presenti dentro le sue mura.
Tuttavia, nemmeno 6 mesi ed Enzo non è più a Lisbona. Dopo l’eccellente Mondiale in Qatar, dove viene addirittura premiato come miglior giovane del torneo, si sono riaccese su di lui le sirene di mercato. Incredibilmente, dopo circa 1 mese di telenovela, Enzo vola a Stamford Bridge per una cifra esorbitante: 141 sono i milioni che il Chelsea versa nelle casse dei biancorossi per acquistare il suo cartellino. L’utile per il Benfica è di quasi 100 milioni, guadagnati in nemmeno 6 mesi di permanenza al Da Luz. Appena 17 le partite disputate con la maglia biancorossa indosso: un guadagno di quasi 6 milioni per ogni partita giocata. Di mercato a Lisbona se ne intendono, eccome…
Andando ad analizzare i profili dei giocatori che militano e che hanno militato nel Benfica degli ultimi anni, noteremo come molti di loro vengano due uniche direzione: i settori giovanili o il Benfica B. Qualche esempio? Gli stessi Joao Felix e Ruben Dias rivolgendoci al passato; Gonçalo Ramos, Antonio Silva se ci riferiamo al presente e, ipoteticamente, al futuro. In 1° squadra è poi presente un centrale 18enne che sembra destinato a prendersi la scena dei prossimi anni: Joao Neves, rigorosamente, anche lui proviene dal Benfica B. Dunque, dopo aver citato solo alcuni dei profili provenienti da U19, U23 e Benfica B, possiamo identificare in questa politica incentrata sui giovani il segreto del successo biancorosso? Molto probabilmente sì: è proprio questo che ha reso, sta rendendo e renderà il Benfica una realtà sempre più importante, in grado di dire la sua di fronte agli arsenali delle superpotenze europee.
La gestione dei ragazzi attuata dai lusitani è incentrata sul miglioramento personale (dal punto di vista professionale e non) sul duro lavoro: questi i fattori che rendono i ragazzi tanto pronti al mondo dei professionisti. Già dal primo approdo in prima squadra, questi profili sembrano avere un comportamento, in campo e non, da profondi conoscitori del calcio professionistico. A cosa è dovuto ciò? Semplicemente la promozione in prima squadra non è ovviamente concessa a tutti e, chi la ottiene, deve dare sempre il massimo per far rimanere salda la sua posizione. I frutti di questa così impegnativa gestione dei giovani si vedono sia in campo che nelle casse dei lusitani.
Difatti, l’uomo simbolo del Benfica di quest’anno, Gonçalo Ramos, proviene esso stesso dal Benfica B. 22 gol e 4 assist in appena 31 match tra Liga Portugal e Champions League: questi i dati della corrente stagione. Le conseguenze? Valore raddoppiato nel giro di appena 6 mesi; chissà se, in estate, vedremo un’operazione Nunez Bis. Sulla situazione ci sarebbe molto da dire, ma, in poche parole, possiamo affermare come il Benfica insegni, sia calcisticamente che in termini di business e gestione.
Concludendo, proprio noi italiani, in questo particolare momento storico, dovremmo ascoltare a tutt’orecchie per cercare di dare una spinta in più ai nostri ragazzi e al nostro calcio, che si avvia verso un inesorabile calo da ormai quasi 10 anni. I giovani devono essere il punto di partenza per creare qualcosa di grande, che permetta sia alla Serie A che all’Italia in generale di riaffermarsi in Europa e nel mondo come una superpotenza. Del resto, non sarebbe una novità…
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