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Bangladesh: la protesta studentesca si trasforma in crisi politica

di Denieli Freitas Nogueira

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Le proteste degli studenti in Bangladesh, iniziate pacificamente il 1 luglio, si sono trasformate in una crisi nazionale che ha scosso profondamente il paese. La scintilla che ha acceso il malcontento è stata la decisione della Corte Suprema di ripristinare un sistema di quote per l’accesso alla pubblica amministrazione, riservando il 30% dei posti ai discendenti dei veterani della guerra di liberazione del 1971. Questo sistema, sospeso nel 2018 dopo una precedente ondata di proteste, è tornato in vigore, suscitando l’indignazione degli studenti che lo considerano ingiusto e discriminatorio.

Bangladesh: come tutto è cominciato

Iniziate nell’Università di Dhaka, le manifestazioni si sono rapidamente diffuse in tutto il paese, coinvolgendo migliaia di studenti e cittadini. Le proteste, che chiedono un sistema di impiego basato sul merito, sono degenerate in violenza quando membri della Bangladesh Chhatra League, l’ala studentesca del partito al governo, hanno attaccato con violenza i manifestanti. La reazione del governo è stata immediata ma l’invio delle forze di polizia e paramilitari ha portato a scontri sanguinosi.

Il governo ha risposto alle proteste con misure drastiche, tra cui la chiusura delle università, il blocco di internet e delle reti telefoniche, e l’imposizione del coprifuoco. La premier Sheikh Hasina ha cercato di placare l’ira dei manifestanti con un discorso alla nazione, promettendo un’inchiesta sulle morti e invitando alla calma in attesa della decisione definitiva della Corte Suprema, prevista per il 7 agosto. Tuttavia, le sue parole non sono riuscite a convincere i manifestanti, che hanno intensificato le loro azioni con la Bangla Blockade, una campagna di disobbedienza civile mirata a paralizzare il paese.

La situazione attuale

Le proteste hanno ormai assunto una dimensione politica più ampia, rivolta non solo contro il sistema delle quote, ma contro l’intero governo di Hasina, accusato di autoritarismo e corruzione. La situazione economica del paese, peggiorata dagli effetti della pandemia e della guerra in Ucraina, ha esacerbato il malcontento. Con l’inflazione al 9,7% e un alto tasso di disoccupazione giovanile, molti vedono nelle proteste una valvola di sfogo per frustrazioni accumulate nel tempo.

La tensione ha raggiunto un punto critico con l’incendio della sede del canale televisivo pubblico Btv e di numerose stazioni di polizia, nonché l’assalto a una prigione che ha portato alla fuga di centinaia di detenuti. La reazione del governo è stata l’imposizione di ulteriori misure repressive, inclusa la presenza dell’esercito nelle strade. Attualmente, come riportato dall’ANSA, la premier Sheikh Hasina è stata costretta a fuggire poco prima che la sua residenza venisse assaltata dai manifestanti. La donna è scappata in India, lasciando al potere l’esercito, il quale procederà a formare un governo ad interim.

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