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Animali sull’orlo del collasso a causa del cambiamento climatico

di Redazione Network NCI

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La crescente emergenza climatica sta spingendo migliaia di specie verso l’estinzione. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista BioScience e guidato dall’Università Statale dell’Oregon ha evidenziato che più di 3.500 specie animali sono già minacciate dagli effetti del riscaldamento globale. Particolarmente colpiti gli invertebrati marini, come molluschi e coralli, spesso incapaci di fuggire da habitat ormai invivibili. “Gli oceani stanno assorbendo gran parte del calore in eccesso – spiega William Ripple, autore principale dello studio – e molti invertebrati marini non hanno alcuna possibilità di adattamento rapido. Siamo all’inizio di una crisi esistenziale per gli animali selvatici della Terra”.

Ondate di calore e fame: uccelli, merluzzi e megattere in declino

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animali (@Pixabay)

Il disastro climatico non si limita agli ecosistemi marini: anche numerose specie terrestri e volatili stanno subendo gravi conseguenze. Tra il 2015 e il 2016, un’ondata di calore eccezionale ha avuto effetti devastanti al largo della costa occidentale del Nord America, dove circa 4 milioni di urie comuni sono morte di fame a causa dello squilibrio della catena alimentare. Lo stesso evento ha determinato un drammatico calo del 71% nella popolazione di merluzzo del Pacifico e si ritiene abbia contribuito alla morte di circa 7.000 megattere nel Pacifico settentrionale tra il 2012 e il 2021.

L’allarme lanciato dallo studio guidato dall’Università dell’Oregon è fondato su un’analisi approfondita di 70.814 specie animali, suddivise in 35 classi tassonomiche. I ricercatori hanno valutato il grado di esposizione ai rischi climatici, scoprendo che almeno il 25% delle specie in sei di queste classi – tra cui aracnidi, millepiedi, antozoi e idrozoi – è direttamente minacciato dal riscaldamento globale. Il quadro che emerge è quello di una crisi diffusa, che colpisce indistintamente ogni angolo del pianeta e ogni livello della rete ecologica.

Un quadro incompleto e allarmante

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animali (@Pixabay)

Nonostante l’ampiezza e il rigore dello studio, i ricercatori avvertono che il lavoro rappresenta solo un primo passo verso la comprensione completa del rischio climatico per la fauna selvatica globale. L’analisi ha infatti preso in considerazione solo il 5,5% delle specie animali attualmente descritte dalla scienza, lasciando fuori un’enorme porzione della biodiversità terrestre e marina. «La carenza di dati relativi a molte categorie tassonomiche – sottolinea William Ripple – costituisce di per sé un fattore di rischio: ciò che non conosciamo, non possiamo proteggerlo».

Proprio per colmare questa grave lacuna informativa, lo studio lancia un appello urgente alla comunità scientifica e ai decisori politici: è indispensabile creare un database globale dedicato agli eventi di mortalità di massa legati ai cambiamenti climatici, e accelerare in modo significativo la valutazione delle specie ancora ignorate nei grandi registri di conservazione, come la Lista Rossa dell’IUCN. Solo attraverso una mappatura più completa e aggiornata della vulnerabilità delle specie sarà possibile elaborare strategie di protezione efficaci, mirate e tempestive. In assenza di questo sforzo collettivo, il rischio è di assistere a un collasso silenzioso della biodiversità, sempre più fragile sotto il peso crescente della crisi climatica.

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Articolo di Biagi Linda

Fonti: TGCOM24, Agi, Corriere della Sera

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