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Alexander-Arnold fonda una società per aiutare i giovani calciatori

di Gianluca Scognamiglio

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Il calciatore del Liverpool, Trent Alexander-Arnold, si è reso protagonista di una bellissima iniziativa. Il 24enne ha fondato una società in sostegno ai giovani calciatori che non riescono a diventare professionisti, dal nome “The After Acadmey“. Il progetto sarà sostenuto anche dal Liverpool e dalla PFA, l’Associazione Calciatori Professionisti inglese.

Il progetto di Alexander-Arnold

Trent Alexander-Arnold a 24 anni vanta già 288 presenze con il Liverpool e due partecipazioni a un Campionato del Mondo. La carriera dell’esterno dei Reds, professionista dal 2016, non è però comune a tutti i giovani calciatori. In Inghilterra sono tantissimi gli aspiranti professionisti che vedono interrotto il loro percorso a un passo dal “Beautiful Game“, venendo scartati dalle loro società.

Non tutti sono in grado di sostenere emotivamente ed economicamente un colpo del genere, che gli vieta di fatto di poter puntare sul calcio per il proprio futuro. Alexander-Arnold è rimasto molto colpito dalla storia di Jeremy Watson, diciassettenne che si è tolto la vita dopo essere stato scartato dal Manchester City. Tantissimi altri giovani aspiranti calciatori hanno condiviso la propria storia con la stella dei Reds, che ha deciso di fondare una società in loro aiuto.

“The After Academy”: c’è vita dopo il calcio

Si chiama “The After Acadamey“: l’accademia per il “dopo-calcio”. Attraverso percorsi lavorativi e sostegno psicologico, la società si pone come obiettivo il reinserimento professionale di tutti quei ragazzi scartati dal mondo del “football”. Il progetto sarà sostenuto economicamente da Alexander-Arnold, dal suo club e dall’Associazione Calciatori Professionisti inglesi (PFA), oltre che da numerosi sponsor.

Il fondatore dell’accademia si è espresso così sulla sua iniziativa: “Devo tutto alla Liverpool Football Academy, mi ha dato tutto quello che ho oggi e devo ringraziarli per essere nella posizione in cui mi trovo. Giocare e vincere per il club della mia infanzia è magnifico, ma se le cose non fossero andate come sono andate, sarei stato tra quelli a cui è stato detto che il sogno è finito”.

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