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Alan Wake: la notte non può durare per sempre

Alan Wake” è uno di quei progetti usciti quasi in sordina, con un sviluppo travagliato, ma che a modo suo ha saputo stupire milioni di giocatori. Uscito nel 2010 e sviluppato da Remedy Entertainment, il gioco ha presentato una formula vincente, con una storia criptica, misteriosa e ricca di colpi di scena. A tredici anni dalla sua prima uscita, e in ottica di un sequel attualmente previsto per il 2023, scopriamo insieme perché “Alan Wake” è ancora oggi un titolo che vale la pena giocare.

Alan Wake: uno sviluppo complesso, ma che riesce a ritrovare la luce

Lo sviluppo di “Alan Wake” parte lontano, e in origine il progetto è molto diverso da quella che sarà l’esclusiva Microsoft. Inizialmente, infatti, il titolo doveva essere un Open World con delle meccaniche survival-horror. Tuttavia, dopo aver costruito una primissima demo giocabile e aver trovato un editore (Microsoft), Sam Lake e Remedy si rendono conto che qualcosa non va. Il team decide così di ridare vita al progetto.

Così, due mesi dopo, il rinominato “Sauna Team” ha ripensato “Alan Wake“. Le meccaniche Open World sono state abbandonate, ma il ciclo giorno-notte e le atmosfere cupe e tetre sono rimaste. Soprattuto, è rimasta l’idea alla base del progetto: la storia di Alan, uno scrittore tormentato, che dopo il successo del suo libro va incontro ad un blocco creativo, con cui si perde nell’oscurità della sua mente.

Luci e ombre di uno scrittore tormentato

Alan Wake” comincia in un’apparente tranquillità. Nelle prime battute di gioco vengono introdotti i vari personaggi, che fanno il loro arrivo nella tranquilla città di Bright Falls. La località si configura subito come la classica cittadina del nord-west americano. Le cose però cominciano presto a cambiare, e la piccola città vicino a Cauldron Lake e lo stesso Alan precipitano in un vortice di oscurità.

Muniti solo di una torcia e di una pistola, dovremo farci strada nel buio della notte per scoprire la verità sull’improvvisa scomparsa di nostra moglie, Alice Wake, e sul mistero che affligge Bright Falls. La narrazione procede sempre su ottimi ritmi, ed è cadenzata da una suddivisione in episodi (con tanto di riassunto ad ogni nuovo capitolo). Una scelta, questa, che avvicina “Alan Wake” a una produzione televisiva.

In questo si rispecchia perfettamente il carattere e lo stile di Sam Lake, sceneggiatore e futuro director di Remedy, appassionato da sempre di cinema e serie tv. A lui si devono molte delle idee e innovazioni presenti nel titolo. Un esempio è il clicker, un interruttore, che svolge un ruolo chiave nelle vicende di gioco. La sua esistenza trova origine proprio nello sceneggiatore, in particolare dalla sua infanzia. Sam, infatti, da bambino usava proprio un interruttore per contrastare la sua paura del buio.

La stessa lotta contro le tenebre è al centro dell’esperienza di “Alan Wake“. La narrazione si sviluppa di fatto su due fronti: il giorno e la notte. Le sessioni diurne sono principalmente d’esplorazione, con un netto focus sullo sviluppo dei personaggi e sul proseguimento della storia. Con il calar del Sole però tutto cambia, gameplay incluso: fanno la comparsa le creature dell’oscurità, abitanti di Bright Falls divorati dalle tenebre e pronti a uccidere Alan.

La notte è buia, ma non infinita

Per far fronte ai nemici il protagonista può sfruttare un armamentario relativamente vasto, basato principalmente su vari tipi di armi da fuoco e di torce di differente grandezza. Certo, il sistema di combattimento in sé non è eccezionale, soprattutto a ormai tredici anni dall’uscita del gioco. Tuttavia, le sensazioni che scaturiscono dall’affrontare orde di nemici nel buio della notte, con un forte vento che circonda le sponde di Cauldron Lake e un lampione in lontananza come unica fonte di luce, e quindi di salvezza certa, sono ancora uniche nel loro genere.

È infatti questo il vero punto forte di “Alan Wake“, che ha permesso a molti giocatori di appassionarsi alle misteriose vicende di Bright Falls. Remedy ha saputo proporre un’opera particolare, unica se vogliamo, con una storia e dei personaggi che attingono a piene mani dall’immaginario thriller cinematografico (chiari sono i riferimenti a Twin Peaks, ad esempio). A questo si aggiunge poi il comparto ludico, che permette un’immersione altrimenti impossibile.

Alan Wake” ha gettato le basi per quello che è il videogioco secondo Remedy. Queste idee infatti si sono sviluppate nel tempo. Prima con “Quantum Break“, dove un gameplay più action si è unito alla presenza di vere e proprie puntate televisive che proseguono la trama di gioco; poi con “Control”, che ha avuto l’arduo compito di unire il proprio universo con quello di “Alan Wake“, creando de facto un vero e proprio universo condiviso. Indubbiamente però, la chiusura del cerchio è rappresentata da “Alan Wake 2“, attualmente previsto per il 2023. Non sappiamo ancora molto del gioco, ma rappresenta senz’altro la prova di maturità per Remedy, che potrebbe consacrarsi tra le grandi aziende di sviluppo.

E voi, avete mai giocato ad “Alan Wake“? Fatecelo sapere sapere sulla nostra pagina Instagram! E non dimenticate di continuare a seguirci qui sulle pagine di Nasce, Cresce, Respawna per rimanere sempre aggiornati sul mondo dei videogiochi. Se l’articolo vi è piaciuto, leggete anche:

Riccardo Rizzo

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