di Alessandro Marasco
Era il 25 giugno 1982 quando nelle sale usciva “Blade Runner”, capolavoro del regista Ridley Scott che ha cambiato la storia del medium cinematografico, diventando l’emblema del cinema postmoderno. Ispirato al libro “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” di Philip K. Dick, ecco l’omaggio di NCS ad una pietra miliare della settima arte.
Cosa rende grande Blade Runner?
“Blade Runner” è una pellicola che rappresenta un perfetto connubio tra decine e decine di cose che hanno funzionato nel cinema: la scenografia che ricalca l’espressionismo tedesco, i personaggi da noir anni ’40, l’unione tra blockbuster e film d’autore. Una pellicola che riusciva a ricreare un imaginario collettivo ancora inesistente , quello del “cyberpunk” dando vita ad un intero stile che prenderà vita in molte altre opere successive. Ma “Blade Runner” non è solo questo, non è solo bella scenografia e regia da pelle d’oca. Questo film presenta al pubblico una narrazione che si sviluppa su vari livelli e che lascia allo spettatore diverse chiavi di lettura, a seconda della sua sensibilità o attenzione.
Se la trama di base è la caccia di Deckard (Harrison Ford) a degli esseri che replicano le attività umane ma in maniera più performante e potenziata, la sottotrama è di carattere fortemente filosofico. Quest’ultima pone svariati dilemmi allo spettatore: i replicanti sono poi così diversi dagli umani? Gli umani stanno andando incontro ad un processo di deumanizzazione? Questi quesiti e tanti altri per un pubblico ancora poco abituato a questo tipo di pellicole, hanno cambiato il modo di intendere il cinema.
Dal flop al cult
“Blade Runner” è un punto di riferimento per chiunque voglia creare una pellicola ambientata in un futuro distopico. Grazie anche alle meravigliose interpretazioni di tutto il cast, da Harrison Ford a Rutger Hauer fino a Sean Young. Ma all’epoca della sua uscita il film non ebbe molto successo, anzi fu un vero e proprio flop commerciale. Con un budget di 28 milioni di dollari, il film ne incasso 27 e mezzo, escludendo i 6 milioni incassati in tutto il mondo che non riuscirono ad alleviare la delusione della Warner Bros.
Colpa di un montaggio che soffriva dell’assenza di alcune scene tagliate? Oppure della voce fuori campo di Harrison Ford totalmente anticlimatica? O magari di quel finale posticcio in totale antitesi con il resto del film. Non lo sappiamo. Tuttavia svariati anni dopo il film venne rivalutato, complice l’uscita delle svariate director’s cut che lo annoverarono tra i grandi cult anni ’80. Tanto da essere meritevole di un sequel nel 2017, “Blade Runner 2049”, diretto da Denis Villeneuve. Tra l’altro il film potrebbe anche aver intercettato qualche caratteristica del nostro presente: precursore non solo per il cinema, ma anche per la vita reale.
Blade Runner: un film premonitore?
Non abbiamo ancora creato le auto volanti, tantomeno delle forme di vita intelligenti che replicano l’essere umano (anche se ci stiamo lavorando). Però le vibrazioni che emana la città, quel senso di sporco, sudicio ed incredibilmente moderno, con una costante pioggia che permea la scena… Tutto questo non può non essere paragonato ad alcune delle grandi Metropoli dei nostri tempi, come New York o Tokyo, ovviamente con le dovute differenze. Così come, seppure alla lontana, anche gli apparecchi di comunicazione e l’indifferenza verso il prossimo sono riconducibili alla nostra epoca.
Sperando che questo omaggio ad uno dei più grandi film della storia del cinema vi sia piaciuto, vi invitiamo a tener d’occhio Nasce, Cresce, Streamma per news sul mondo del cinema e non solo.
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