di Mattia Trincas
Sono passati ormai due giorni dalla fine della Serie A 2021/22 e dal diciannovesimo trionfo del Milan nel massimo campionato italiano; un traguardo tanto inaspettato quanto simbolico. Perché se è vero che lo scorso agosto, dopo gli addii di Gianluigi Donnarumma e Hakan Calhanoglu, i rossoneri sembravano irrimediabilmente indeboliti, alla fine, l’esperienza e la competenza dei dirigenti della società hanno portato dei sostituti di spessore, giovani o esperti che fossero, in quel di Milano.
In questo articolo andremo quindi a capire come Stefano Pioli è riuscito a trascinare il Milan sul tetto d’Italia, nonostante la diffidenza generale e un passato non da top. Mettetevi comodi, perché non andremo a discutere solamente della stagione appena conclusa, ma tratteremo di tutto il cammino compiuto in due anni da uno dei club più rappresentativi del Bel Paese.
Il nuovo Milan: fuori Giampaolo, dentro Pioli
Cominciamo dall’inizio. L’avventura di Pioli al Milan non comincia certamente nel migliore dei modi, anche tenendo conto dell’accoglienza ricevuta. Difatti, i tifosi rossoneri non si rivelano particolarmente convinti della scelta operata dalla dirigenza del club, facendo sentire la loro voce sui social, e rendendo virale l’hashtag #PioliOut. Ciò era anche probabilmente dovuto al passato non troppo brillante del nuovo tecnico; zero titoli in bacheca e diversi fallimenti alle spalle. Il più grave di tutti però, è stato quello con l’Inter nella campagna 2016/17; qui subentrò a Frank de Boer nel novembre 2016, e guidò il club nerazzurro fino a maggio 2017, quando in seguito agli scarsi risultati, venne esonerato.
Al Milan poi, dopo le prime cinque partite in carica dell’ex Fiorentina, la situazione non sembra migliorare: tre sconfitte, con Roma, Lazio e Juventus, un pareggio con il Lecce, e una vittoria con la Spal. Senza dubbio, non si tratta di un inizio particolarmente promettente per la carriera rossonera del tecnico parmigiano. Poi, poco prima di Natale, ecco che arriva quella che potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso: lo storico 5-0 dell’Atalanta ai danni dei milanesi.
A questo punto i tifosi sono, si può dire giustamente, infuriati. Non c’è più particolare fiducia nel progetto di Pioli, che ancora non ha fatto a tempo a partire. Ma nonostante la disastrosa sconfitta, la dirigenza decide di dare fiducia alla visione che l’allenatore ha portato con sé. E vedendo com’è andata a finire, si può dire che abbiano fatto molto bene…
Al Milan basta una partita per tornare in carreggiata; il pareggio con la Sampdoria al rientro dalla pausa natalizia è il primo risultato utile di una serie che verrà fermata solo dai cugini dell’Inter, nel Derby della Madonnina perso 4-2. In quattro match, dopo la clamorosa sconfitta, la squadra ritrova e riperde la forma: due i pareggi (di cui uno in Coppa Italia con la Juventus), una vittoria e una sconfitta, contro il Genoa. Poi, ecco che arriva la pandemia da Covid-19.
Al rientro sui campi, rigorosamente a porte chiuse e con tutte le dovute precauzioni, il Milan incontra nuovamente la Juventus nel ritorno delle semifinali della Coppa Nazionale. Il match si concluderà in pareggio, decretando il passaggio dei bianconeri al turno successivo. A questo punto, Pioli non può far altro che inseguire il sogno di qualificarsi per l’Europa. A questa delusione per l’uscita dalla competizione ad un passo dalla finale, rimediano 12 risultati utili consecutivi, grazie ai quali il club si qualifica per l’Europa League.
La stagione 2020/21: le fondamenta dell’attuale Milan
Dopo aver riscattato e riconfermato alcuni dei pezzi pregiati arrivati l’anno precedente, come Ante Rebic, Zlatan Ibrahimovic e Simon Kjaer, il club procede alla ricerca di nuovi componenti per rafforzare ulteriormente la rosa. Ecco quindi che arrivano Diogo Dalot, Brahim Diaz, Jens Petter Hauge e Sandro Tonali. Un mercato volto, se così si può dire, più a scommesse che a vere e proprie certezze. Alla fine, però, un giocatore su tutti risulterà fondamentale per il raggiungimento del secondo posto in campionato, e della prima qualificazione alla Champions League dopo sette anni: Brahim. Lo spagnolo, nella sua stagione di debutto con i rossoneri giocherà 39 partite, mettendo a referto sette reti e quattro assist; è così che si renderà indispensabile per il gioco di Pioli, grazie ai suoi guizzi e alle sue giocate.
Durante la stagione, il Milan partecipa anche all’Europa League, raggiungendo soltanto gli ottavi di finale; qui viene eliminato dal Manchester United dopo un girone superato egregiamente. Ma adesso passiamo al passato recente, o meglio, al presente.
Il Milan dello Scudetto 2021/22: il cammino verso il 19esimo campionato in bacheca
A differenza di quanto ci si potesse aspettare, dopo alcuni addii importanti come quelli di Donnarumma e Calhanoglu, il Milan ha offerto comunque delle ottime prestazioni. Sono 12 i risultati utili consecutivi ottenuti nelle prime 12 giornate di campionato, intervallati da tre sconfitte e un pareggio, tanto discussi in Champions League.
La striscia positiva in Serie A viene interrotta da una Fiorentina nel pieno delle sue forze, e con un Vlahovic in forma smagliante. Dopo di che, sono solo tre le sconfitte incassate, tutte a San Siro, nell’intera stagione, che rallentano i rossoneri nella corsa al titolo di campioni d’Italia: prima l’1-3 con il Sassuolo, lo 0-1 con il Napoli e infine l’1-2 con lo Spezia.
Dopo quest’ultima sconfitta, il Milan ottiene soltanto risultati utili: 12 vittorie e 5 pareggi, che saranno sufficienti per riportare a Milano, sponda rossonera, lo Scudetto. Sono 86 i punti conquistati nell’arco delle 38 giornate di Serie A; soltanto due meno del Milan del 2005/2006, che nello stesso lasso di tempo ne conquistò 88, classificandosi però secondo.
Ma nonostante il brillante cammino in campionato, l’andamento nelle coppe non è stato ugualmente luminoso. Difatti, i rossoneri hanno salutato l’Europa ai gironi, dopo aver collezionato quattro punti in sei partite. Complice del disastro europeo è stato senza dubbio il girone piuttosto complicato, dove presenziavano Liverpool, Atletico Madrid e Porto, ma anche le prestazioni arbitrali, che hanno generato non pochi dubbi. L’avventura in Coppa Italia è invece stata leggermente più proficua, visto anche il raggiungimento delle semifinali, dove la banda di Pioli si è dovuta arrendere ai cugini dell’Inter, poi vincitori del titolo.
Dopo queste premesse, e dopo aver raccontato un po’ il Milan di Pioli in generale, passiamo all’aspetto più tecnico, e più approfondito di quella che è diventata, con non pochi sacrifici e sforzi, la squadra campione d’Italia.
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