di Simone De Mattia
Di mostri nel mondo del cinema ce ne sono un gran numero: si passa da un enorme primate che scala l’Empire State Building a piccoli animaletti che, se nutriti dopo la mezzanotte, si trasformano in pericolose creature. L’origine di questi film risale alla prima metà del secolo scorso e, grazie al progresso, nel corso del tempo hanno potuto sbocciare. Dalla creazione manuale dei mostri si è passati alla creazione in digitale, mantenendo sempre un occhio rivolto al passato dal quale spesso si pesca. Oggi vi proponiamo una personale Top 6 della redazione di NCS, sui mostri del cinema.
Cloverfield
Questo film, girato con la tecnica del “found footage” (riprese dal punto di vista di una camera amatoriale) e diretto da Matt Reeves, racconta di sei ragazzi che tentano la fuga da una New York attaccata da un enorme mostro. L’essere scuote le fondamenta della città, distrugge la Statua della Libertà e stermina la popolazione.
La creatura in questione non ha un nome ma è stata soprannominata “Clover“. L’aspetto è quello di un quadrupede acquatico di un’altezza superiore ai 100m, con un colore della pelle verde alternato al grigio. Oltre a Clover ci sono dei parassiti che trasporta sul proprio corpo e sparge involontariamente per la città. Secondo il personaggio di Mark in “The Cloverfield Paradox” (Julius Onah, 2019) il mostro verrebbe da un’altra dimensione: asserisce che l’acceleratore di particelle Shepard potrebbe aprire portali da altre dimensioni che le creature potrebbero attraversare per raggiungere la terra. Questo viene definito “Paradosso di Cloverfield“.
La mosca
Seth (Jeff Goldblum) è uno scienziato che ha inventato il teletrasporto. Questo funziona perfettamente con gli oggetti, ma dà problemi con gli esseri viventi. Un giorno decide di provarlo su di sé senza accorgersi della presenza di una mosca all’interno della macchina. Sembra tutto normale fino a quando non inizia a notare cambiamenti sul proprio corpo. Seth assume sempre di più le sembianze di un uomo-mosca, perdendo la ragione.
Cronenberg, regista de “La mosca” (1986), voleva che la trasformazione del personaggio fosse progressiva, come fosse una malattia. Prese come riferimento nello specifico l’AIDS, come malattia degenerativa. Da questo si è giunti al risultato attuale: una sorta di invecchiamento precoce che porta alla trasformazione completa in un mostro.
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