di Gianmichele Trotta
La vicende accade a Vaie, un piccolo comune in provincia di Torino, dove da poco più di un mese ha aperto un nuovo negozio. La bottega, denominata “terra delle streghe”, vende profumi, oli essenziali, candele e altri articoli per la “purificazione”. Nonostante la natura per niente “esoterica”, il negozietto ha comunque attirato l’attenzione del nuovo parroco che lo ha additato durante l’omelia di Pasqua. Siamo sicuri di essere nel 2022 e non nel 1622?
L’accusa del parroco
Stando a quanto riportano le testate locali, il nuovo parroco del comune di Vaie, Don Sergio Blandino, avrebbe dedicato buona parte dell’omelia di Pasqua all’ormai celebre negozietto. Per circa un quarto d’ora avrebbe cercato di convincere i fedeli che lo ascoltavano di non entrare in quel luogo dove male e perdizione li avrebbero allontanati dalla giusta via.
“Nel mondo dell’esoterismo e dei feticci, non dovete infilarci neppure un dito”.
A Repubblica, però, Don Sergio si difende, affermando di non aver mai parlato di stregoneria. Afferma: “Di sicuro non ho dedicato l’omelia di Pasqua a un negozio. Ho detto però che se crediamo in Cristo risorto dobbiamo scegliere lui e non tutto ciò che non gli appartiene”, riferendosi agli oggetti venduti nella bottega. Conclude, poi, affermando di non avere nulla contro la negoziante ma che, in quanto parroco, il suo compito è anche quello di dire ai fedeli ciò che è giusto e sbagliato.
La terra delle streghe
Nicoletta Branco, 45 anni, è la proprietaria del negozio “messo all’indice” dal parroco. La donna, precedentemente, conduceva la stessa attività online ed è solo dopo le frequenti richieste dei suoi follower di poter acquistare i prodotti in un negozio fisico che si è decisa all’apertura.
Sulla vicenda si dice sconvolta: “Non posso pensare di essere tornata all’Inquisizione”. A quanto afferma, neanche lei era a conoscenza dell’accusa riportata dal parroco ma aveva notato che, dalla fatidica messa, molti compaesani serbavano per lei delle “occhiatacce” quando passavano davanti la sua vetrina.
“Nel mio negozio si vendono cristalli, erbe, oli essenziali, candele, incensi. Nulla di pericoloso, nulla che possa disturbare chi ha fede” afferma. La risposta continua anche su Facebook, dove Nicoletta scrive:
“Caro don Sergio, io e Lei nemmeno ci conosciamo, mi viene da dire fortunatamente. Pensavo che il Tribunale dell’Inquisizione avesse finito di condannare le donne medicina, le curandere, gli eretici, invece mi sbagliavo”.
La vicenda ha senza dubbio donato alla bottega una certa visibilità mediatica che, contrariamente a quanto voluto dal parroco, non può far altro che garantire nuovo pubblico all’attività. Del resto ciò che viene vietato gode sempre di un certo fascino.
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