di Redazione NCI
Michael Schumacher: un nome, una leggenda, un’icona. Oggi, 29 dicembre, è l’anniversario dell’incidente sugli sci che ha segnato la vita dell’ex pilota tedesco ormai 8 anni fa, costretto ora a letto. Riviviamo, nell’anniversario dell’incidente, la carriera di Schumacher ricordando le 10 gare iconiche che lo hanno consacrato nell’olimpo della Formula 1.
I primi anni
BELGIO ’91: il debutto in F1 di Schumacher è totalmente fortuito. Gachot, uno dei due piloti della Jordan-Ford, viene incarcerato a Londra e, tramite la mediazione del suo agente Willi Weber, il giovane Michael, pilota dei campionati a ruote coperte con Mercedes, viene scelto per sostituirlo. Dopo un’entusiasmante 7° posto in qualifica, Schumi è costretto al ritiro al primo giro. La sua straordinaria prestazione del sabato però gli vale la chiamata immediata di Flavio Briatore: lo vuole in uno dei team più forti di quegli anni, la sua Benetton.
BELGIO ’92: proprio sulla pista del suo debutto, quella che definirà più volte come la sua preferita, il tedesco ottiene la sua prima vittoria appena una stagione dopo, alla guida della Benetton-Ford. Il meteo altalenante del circuito di Spa aiuta Schumacher che sfrutta bene i pit-stop, chiudendo la gara con mezzo minuto di vantaggio sul secondo.
AUSTRALIA ’94: nel ’94 il campionato resta aperto fino all’ultimo appuntamento, quella di Adelaide, complice le 4 vittorie revocate per vari motivi in stagione a Schumacher. Il tedesco è in testa, ma nella fase finale della gara, dopo un suo errore, entra in collisione proprio con il rivale Damon Hill, pilota della Williams. Nello scontro entrambi devono ritirarsi, permettendo a Schumacher di vincere il suo primo titolo mondiale a soli 3 anni dall’esordio assoluto.
L’approdo in Ferrari
PACIFICO ’95: nella seconda e ultima volta in cui la F1 ha corso in questo circuito, Michael bissa il successo dell’anno precedente, vincendo il titolo con ben due gare d’anticipo. Si tratta dell’ultimo ballo con la Benetton: è promesso sposo della Ferrari.
SPAGNA ’96: dopo un inizio claudicante con la Ferrari, che ha costruito una macchina con diversi problemi soprattutto di telaio e affidabilità, Schumacher trova il primo successo con la Rossa a Montmelò, in Spagna, dominando la gara fin dai primi giri sotto una pioggia biblica. Un’impresa entrata di diritto nella storia della formula uno, specie per la netta inferiorità del mezzo rispetto alla concorrenza
BELGIO 1997: Forse la sua gara migliore, una autentica prova di forza come non se ne erano mai viste prima. In qualifica, sull’asciutto, le Williams sono nettamente superiori e Schumacher chiude terzo dietro al rivale per il mondiale Villeneuve e a Jean Alesi su Benetton. La gara però è un altra storia. Sulla pista si abbatte un tremendo acquazzone a pochi minuti dall’inizio e il tedesco sceglie l’azzardo. Non userà la prima vettura, ma il cosiddetto “muletto” (auto di riserva) e monterà gomme intermedie e non da bagnato. La gara, la prima della storia partita in regime di Safety Car, parte dopo 3 giri: inizia lo show del re del bagnato.
Schumacher ha un ritmo insostenibile per gli altri e infila Alesi alla prima curva. Recupera poi un secondo e otto decimi a Villeneuve in un solo settore e negli altri due gli rifila quasi 6 secondi. Nel giro successivo appioppa al rivale il distacco maggiore mai subito da un secondo classificato nella storia della Formula 1 in un solo giro: 11 secondi e 8 decimi. Mostruoso. Dopo 7 giri ha oltre 40 secondi di vantaggio e vola indisturbato verso l’ennesima vittoria sul circuito di SPA. Un trionfo che mostra la differenza di qualità di guida in condizioni difficili.
Schumacher nell’Olimpo
GIAPPONE ’00: dopo due stagioni con il mondiale in Ferrari solo sfiorato, nel 2000 arriva la consacrazione. Il GP del Giappone è il teatro della performance con cui il pilota tedesco, con una gara d’anticipo, vince il suo terzo titolo mondiale, il primo con la Ferrari, che torna a vincere la classifica piloti dopo 21 anni.
UNGHERIA ’01: il campione in carica è ovviamente l’uomo da battere, e grazie ad un’ottima Ferrari e ad un mix di esperienza, bravura e fortuna, in Ungheria arriva il colpo decisivo con diverse gare d’anticipo. Secondo titolo consecutivo e popolo italiano in festa.
BELGIO ’04: Schumi è una macchina da guerra, ma non intende fermarsi. Proprio sulla pista di Spa, a lui tanto cara, il ferrarista sigilla la vittoria del suo settimo titolo mondiale, record tuttora suo, pari merito con Lewis Hamilton. Come nel 2001, il titolo è arrivato con ben 4 gare d’anticipo, a chiusura di una stagione dominata, con quella che è forse la miglior monoposto Ferrari di sempre.
BRASILE ’06: l’ultima, commovente gara si consuma in Sudamerica. Schumacher, causa rottura del motore nella gara precedente quando era in testa è ormai fuori dalla lotta al titolo piloti. Ma la Ferrari può ancora vincere quello costruttori. Partito decimo per una penalità di 10 posizioni in griglia, il tedesco ne supera subito quattro, ma poi è costretto ai box per una foratura. Compie un giro intero con la ruota bucata prima di riuscire ad arrivare ai box. Al rientro e si ritrova ultimo a 38″ dal penultimo pilota in gara.
Ma qui inizia lo show. Gira costantemente 2 secondi, due secondi e mezzo più rapido dei primi, Massa e Alonso. Rimonta posizioni ad un ritmo febbrile, letteralmente volando rispetto agli altri. Dopo una super rimonta, il pilota chiude una gara magnifica al 4° posto, a pochi decimi dal podio. Memorabile il clamoroso sorpasso rifilato in staccata proprio a colui che l’anno successivo lo sostituirà in Ferrari, Kimi Raikkonen. A fine gara il suo ex team principal, ora a capo della Renault del suo rivale Alonso, Flavio Briatore sarà laconico nel descrivere la sua gara: “Gli altri guidavano, lui volava”.
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di Federico Minelli e Pietro Magnani
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