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Sarkozy: concessa la libertà vigilata

di Redazione Network NCI

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La corte d’appello di Parigi ha concesso la libertà vigilata a Sarkozy, accogliendo la richiesta dei suoi avvocati. L’ex presidente francese ha lasciato il carcere dopo 20 giorni. Per lui l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata al finanziamento della sua campagna elettorale.

Sarkozy è in libertà vigilata

La corte d’appello di Parigi ha accolto la richiesta degli avvocati dell’ex Presidente della Repubblica francese, concedendo la libertà vigilata. L’ex presidente è stato incarcerato il 21 ottobre, dopo una sentenza che l’ha condannato a 5 anni di reclusione per associazione a delinquere finalizzata al finanziamento della sua campagna elettorale del 2007.

Durante l’udienza aveva respinto ogni accusa di aver accettato fondi libici. “Voglio che ci si convinca di una cosa: non ho mai avuto l’idea folle di chiedere al signor Gheddafi qualsiasi finanziamento. Mai riconoscerò qualcosa che non ho commesso“. Nonostante la libertà vigilata, Sarkozy sarà comunque sottoposto ad alcune restrizioni. L’ex presidente non potrà lasciare il suolo francese, e non potrà entrare in contatto con personaggi chiave dell’inchiesta, come i testimoni.

Come riportato da TGCom24, queste misure sono state richieste dalla procura generale, al fine di garantire la regolarità dell’inchiesta ed evitare qualsiasi rischio di inquinamento probatorio.

Le dichiarazioni dell’ex presidente

L’ex presidente francese ha descritto come un incubo la sua permanenza nel carcere di La Santé. “Non avrei potuto immaginare di raggiungere i 70 anni per conoscere il carcere“. Sarkozy ha poi aggiunto: “Questa prova mi è stata imposta: l’ho vissuta. È dura, molto dura. Lascia il segno su ogni prigioniero perché è estenuante. Voglio rendere omaggio al personale penitenziario che ha dimostrato un’umanità eccezionale e che ha reso sopportabile questo incubo. Sono consapevole della gravità delle accuse a mio carico, ma tre settimane al carcere di La Santé non cambieranno il mio atteggiamento. Sono francese, signor Presidente, la mia famiglia è in Francia. E rispetterò tutti gli obblighi che mi sono stati imposti“. L’udienza d’Appello dovrebbe avvenire nella prossima primavera.

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Articolo a cura di Enrico Roca

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