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Riconoscere la Palestina: un atto politico e simbolico

di Redazione Network NCI

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Il riconoscimento della Palestina da parte di Regno Unito, Canada, Australia e Portogallo riporta in primo piano una questione aperta da oltre settant’anni. Proclamato unilateralmente nel 1988, lo Stato palestinese affonda le radici nella Risoluzione Onu 181 del 1947, che prevedeva la nascita di due Stati, ebraico e arabo. Il conflitto del 1948 ne bloccò l’attuazione e avviò una lunga stagione di guerre. Da allora Israele ha esteso il controllo su Cisgiordania e Gerusalemme Est, mentre Gaza resta occupata militarmente. Gli accordi di Oslo avrebbero dovuto avviare la coesistenza, ma il loro fallimento ha alimentato nuove tensioni.

Cosa significa riconoscere uno Stato

ONU

Onu (Shutterstock)

Il riconoscimento di uno Stato è una scelta sovrana di ciascun Paese e non risponde a un’unica legge internazionale. Significa accettarne i confini, aprire relazioni diplomatiche, concedere visti ai suoi cittadini e permettergli di partecipare agli organismi globali come l’Onu o l’Oms. Nel caso palestinese, gran parte dell’Asia, dell’Africa, dell’America Latina e l’Europa orientale hanno già espresso un riconoscimento formale, così come il Vaticano e il Sahara Occidentale. Tuttavia, i principali Paesi occidentali hanno esitato per decenni, in parte per le forti pressioni geopolitiche e per il ruolo cruciale degli Stati Uniti a sostegno di Israele. L’adesione all’Onu rappresenta il traguardo più importante: un processo complesso che passa dal Consiglio di Sicurezza, dove i membri permanenti hanno potere di veto, prima di approdare all’Assemblea generale per l’approvazione definitiva.

Lo status della Palestina nell’arena internazionale

Israele è membro Onu dal 1949, mentre la Palestina dal 2012 ha lo status di Stato osservatore, che permette al presidente Mahmoud Abbas di partecipare ai dibattiti e firmare trattati senza diritto di voto. Nello stesso anno la sua bandiera ha iniziato a sventolare al Palazzo di Vetro, segnale di un riconoscimento parziale ma simbolico. Nel 2024 l’Assemblea generale l’ha definita “qualificata” per diventare membro a pieno titolo, ma la decisione spetta al Consiglio di Sicurezza, dove i veti dei membri permanenti restano un ostacolo. In questo contesto, il sostegno di alcuni Paesi occidentali acquista peso politico e contribuisce a rafforzarne la legittimità internazionale.

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Articolo di Biagi Linda

Fonte: Focus

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