di Redazione Network NCI
La vicenda di una 38enne di Montebelluna mette in luce le difficoltà che molte famiglie vivono quando la cura di un figlio disabile si scontra con le esigenze del lavoro. La donna, assunta da una multinazionale tedesca e trasferitasi in Italia per avere il supporto della propria famiglia, ha chiesto un congedo straordinario previsto dalla legge 104 per assistere il figlio, nato nel 2021 e affetto da una grave patologia. Nonostante avesse informato per tempo le risorse umane e ottenuto conferma della presa in carico della sua domanda, il giorno successivo all’avvio del congedo ha ricevuto la lettera di licenziamento.
Licenziata e costretta a una lunga battaglia legale

Giudice, processo
Il caso ha subito suscitato l’intervento dei sindacati, che hanno denunciato l’ingiustizia del provvedimento. In primo grado i giudici hanno dato ragione alla lavoratrice, riconoscendo l’illegittimità del licenziamento. Tuttavia, la multinazionale non ha accettato la sentenza e ha impugnato la decisione, trascinando la vicenda in un percorso legale complesso e tutt’altro che breve. La donna, difesa dall’avvocato Giuseppe Galzignato, ha chiesto l’annullamento del licenziamento e il risarcimento per i danni subiti, inclusi quelli morali ed economici. Intanto, il figlio continua a richiedere cure specifiche e costanti attenzioni, aggravando il peso di una situazione già delicata.
Una storia che evidenzia fragilità sociali
Oltre all’impatto personale, questa vicenda riflette una problematica più ampia: la difficoltà delle famiglie di conciliare il lavoro con l’assistenza a un familiare disabile. La legge 104 dovrebbe garantire tutele, ma i fatti mostrano come i diritti riconosciuti possano trasformarsi in motivo di discriminazione. La donna ha sottolineato di non aver mai smarrito la propria dignità, segno di una forza che si contrappone alla vulnerabilità di un sistema ancora poco inclusivo. La sua battaglia diventa così simbolo di una richiesta di giustizia non solo individuale, ma collettiva, che riguarda centinaia di genitori nella stessa condizione.
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Articolo di Biagi Linda
Fonte: Fanpage
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