di Redazione Network NCI
James Gunn lo ha fatto di nuovo. Non appena il suo Superman ha abbandonato le sale cinematografiche, subito ne ha annunciato il sequel, dal titolo Man of Tomorrow. O per meglio dire, stando alle sue parole, “il proseguimento della sua storia“. Sappiamo molto poco del progetto: la data di uscita e il fatto che Superman e Lex Luthor probabilmente dovranno collaborare. Naturalmente, in redazione ci siamo immediatamente chiesti: chi potrebbe essere il villain del film, così potente al punto da dover far alleare i due rivali? In questa Top, cercheremo di classificare i potenziali antagonisti, aggiungendo un possibile interprete e un possibile adattamento.
Top 6 possibili villain in Man of Tomorrow
Numero 6: Bizarro – La perversione del simbolo di Superman
Un riflesso distorto dell’Uomo d’Acciaio, Bizarro potrebbe incarnare il tema dell’identità e del “doppio”. Perfetto per un sequel che vuole scavare nella psiche di Superman, mostrando cosa succede quando il suo simbolo viene corrotto.
Già nel primo film vedevamo un suo “principio“, sempre interpretato da David Corenswet, nei panni di Ultraman. Se vi ricordate, il film andava a chiudersi con Ultraman scagliato dentro un buco nero. Le due possibilità per il personaggio potrebbero essere la morte, oppure…
La storia si apre con Metropolis proiettata verso il futuro: Superman ha conquistato la fiducia della gente e Lex Luthor, da dietro le sbarre, ha messo da parte i suoi piani di dominio per collaborare con il governo su progetti tecnologici “per il bene comune”, almeno all’apparenza. Traendo ispirazione da eventi reali come l’operazione paperclip, avrebbe senso che il governo degli Stati Uniti non si privi totalmente del sostegno ingegnoso di Luthor.
Il cielo si apre e una nuova figura appare nell’immaginario collettivo di Metropolis. Bizarro, una copia imperfetta di Superman, inizialmente concepita come arma di difesa, ma rapidamente degenerata in un essere instabile e tragico. L’esposizione all’energia cosmica del buco nero ne ha modificato la fisiologia e soprattutto la mente.
A differenza di altre versioni più caricaturali, questa incarnazione sarebbe profondamente drammatica: un “bambino” nel corpo di un dio, assetato di riconoscimento e incapace di comprendere il mondo.
La tragedia esplode quando Bizarro comincia a imitare Superman, ma in modo distorto: salvare qualcuno si traduce in mettere a rischio altri, proteggere Metropolis significa distruggerla involontariamente. La popolazione, spaventata, inizia a chiedersi chi sia il vero Superman e Lex coglie l’occasione per alimentare dubbi e tensioni, motivando i suoi comportamenti nel film precedente.
Il climax vedrebbe Superman costretto a combattere la sua copia con l’aiuto di Luthor, non solo fisicamente ma anche moralmente, cercando fino all’ultimo di “salvarlo” anziché distruggerlo. Alla fine, Bizarro muore non come mostro, ma come vittima: un simbolo della scienza manipolata senza etica, vista l’origine in laboratorio del clone. Questo permetterebbe a Gunn di toccare corde emotive, con un finale agrodolce che rimarrebbe scolpito negli spettatori e lasciare spazio a Lex per riconquistare parte dell’opinione pubblica, magari uccidendo proprio lui Bizarro.
Stilisticamente, Gunn potrebbe giocare con contrasti visivi: Bizarro vestito con una versione “rovesciata” del costume di Superman, i colori più slavati e sbagliati, il volto segnato da cicatrici genetiche. Niente caricatura, ma un design tragico, quasi gotico, che richiami l’idea di una creatura mai nata nel modo giusto.
Numero 5: Parasite – Il Vampiro Radioattivo
Un villain che vive assorbendo l’energia vitale e i poteri altrui. Parasite è perfetto per mostrare un Superman in difficoltà concreta, spogliato delle sue forze e costretto a vincere con astuzia e cuore, più che con la potenza. Un nemico molto “Gunn style”, capace di incarnare anche tematiche sociali: la fame, la povertà, il sentirsi invisibili.
Il film potrebbe introdurre Rudy Jones, un uomo comune di Metropolis che lavora in un impianto energetico legato a progetti governativi segreti sviluppati con Lex Luthor. Rudy è un uomo qualunque: stanco, sfruttato, con una famiglia da mantenere e un senso di frustrazione che cresce ogni giorno. Quando un incidente industriale lo espone a sostanze sperimentali, magari alimentate da energia kryptoniana, il suo corpo subisce una mutazione devastante: diventa Parasite, un essere capace di assorbire energia vitale, calore, e soprattutto i poteri di chi tocca.
All’inizio, Rudy cerca disperatamente di controllarsi: si nutre di energia elettrica, cerca di isolarsi, ma la “fame” è insaziabile. In breve, comincia ad attaccare persone innocenti, senza volerlo. Quando si scontra con Superman, riesce a sottrargli parte dei suoi poteri, trasformandosi in un avversario letale.
Il cuore narrativo sarebbe però la tragedia personale: Superman cerca in ogni modo di salvare Rudy, di curarlo, di trovare una via che non sia la distruzione. Lex, invece, vede in lui un’occasione perfetta: manipola l’opinione pubblica, dipingendo Parasite come “l’incarnazione del pericolo alieno” e offrendo soluzioni militari. Alla fine, il film potrebbe culminare in una battaglia notturna a Metropolis in cui Parasite, ormai totalmente consumato dalla sua fame, diventa una creatura mostruosa, un corpo fiammeggiante di energia che rischia di annientare la città intera.
Il finale sarebbe amaro: Superman lo sconfigge, ma Rudy muore o sparisce in un’esplosione di energia, lasciando Clark con la consapevolezza che non sempre si può salvare chi si ama salvare. E il pubblico con un dubbio: Parasite era davvero un mostro, o un uomo distrutto dall’avidità del potere e della scienza?
Possibile interprete potrebbe essere Ben Foster, straordinario nell’esprimere tormento e vulnerabilità fisica, potrebbe rendere Parasite un villain disperato e tragico, capace di ispirare pietà e paura allo stesso tempo.
Parasite dovrebbe avere un look progressivo: all’inizio un uomo pallido, debilitato, con occhi scavati e vene violacee. Più assorbe energia, più il corpo si deforma, diventando luminoso e instabile, fino a un design finale che mescola mostruosità e tragedia (un volto umano ancora riconoscibile, incastonato in una massa di energia viva). Visivamente, Gunn potrebbe ispirarsi a horror corporei, giocando sulla metamorfosi come metafora della fame e della dipendenza.
Numero 4: Mongul – Il sovrano guerrafondaio
Un sovrano crudele e alieno, portatore di un’epica cosmica. Mongul potrebbe rapire Superman e portarlo su Warworld, costringendolo a combattere come gladiatore. Sarebbe un terreno fertile per esplorare il lato “alieno” dell’eroe, e introdurre scenari spettacolari e avversari fuori scala.
Dopo gli eventi del primo film, il mondo guarda a Superman come un simbolo di speranza. Ma proprio questa luce attira attenzioni indesiderate: nel cuore dello spazio profondo, Mongul, despota alieno e signore di Warworld, vede in Superman l’occasione perfetta per riaffermare il suo dominio. Warworld è un pianeta-arena, un colosseo intergalattico in cui popoli conquistati vengono costretti a combattere per sopravvivere e per intrattenere il tiranno.
Mongul rapisce Superman con la forza (o con un inganno orchestrato insieme a mercenari intergalattici, magari introducendo Lobo) e lo trascina su Warworld, dove lo costringe a combattere come gladiatore. Qui Clark incontra altri prigionieri: alieni di mondi distrutti, alcuni disperati, altri ancora pieni di speranza. Le prove non sono solo fisiche, ma psicologiche: Mongul mette in scena battaglie pensate per piegare la volontà di Superman e trasformarlo in un simbolo di sottomissione.
Intanto, sulla Terra, Lex Luthor sfrutta l’improvvisa assenza di Superman per guadagnare terreno politico e consolidare il suo ruolo come vero “protettore dell’umanità”. Questo crea una narrazione parallela: un Superman costretto a sopravvivere in un’arena aliena, mentre Lex si riappropria della sua immagine, sul finale addirittura guidando una spedizione per recuperarlo, così da apparire come un eroe per l’opinione pubblica.
Il climax arriva quando Superman, dopo aver sconfitto numerosi avversari, riesce a ribaltare l’arena contro Mongul, liberando i prigionieri e distruggendo parte del suo impero. Non è solo un atto di forza, ma un atto di ispirazione: dimostra che anche in un mondo di schiavi, la speranza può diventare una scintilla di ribellione.
Un buon interprete potrebbe essere Dave Bautista, che ha il fisico e la presenza scenica per incarnare un despota come Mongul, e la sua capacità di dare profondità a personaggi apparentemente monolitici lo renderebbe ideale. Gunn ha già lavorato con lui in Guardiani della Galassia, quindi l’alchimia sarebbe garantita.
Warworld dovrebbe apparire come una cattedrale del terrore cosmico: un pianeta-arena colossale, un misto tra colosseo romano, arena cyberpunk e astronave vivente. Mongul dovrebbe avere un design imponente, alto e massiccio, con armature che mescolano estetica da gladiatore e dettagli alieni. La sua presenza dovrebbe comunicare la differenza tra potere basato sulla paura e quello basato sulla speranza, incarnata da Superman.
Numero 3: il Giocattolaio – Il folle inventore
Il Giocattolaio è uno di quei villain spesso sottovalutati, ma che in mano a un regista come Gunn potrebbe diventare un antagonista sorprendente: bizzarro, inquietante e al tempo stesso simbolico, perfetto per dare un tocco di originalità a Man of Tomorrow.
Metropolis vive una nuova era di ottimismo grazie alla presenza di Superman. Ma sotto la superficie, cresce il malcontento: disoccupazione tecnologica, quartieri abbandonati, persone dimenticate. Tra loro c’è Winslow Schott, un ex ingegnere geniale, costruttore di giocattoli interattivi e innovativi, la cui azienda è stata schiacciata dalle multinazionali legate a Lex Luthor. Disilluso e amareggiato, Schott comincia a usare il suo talento in modo distorto: crea giocattoli letali e automi dall’aspetto innocente ma armati di morte.
Il Giocattolaio diventa così un simbolo della corruzione dell’innocenza: droni a forma di orsetti, bambole esplosive, soldatini robotici che terrorizzano Metropolis. All’inizio, Superman lo considera un criminale di “serie B”, ma presto si rende conto della gravità della minaccia: Schott non è solo un pazzo eccentrico, ma un uomo brillante, che pianifica attentati con precisione chirurgica e che sa come manipolare i media e la paura delle persone.
Il tema centrale sarebbe la perdita dell’infanzia: Schott, rimasto ancorato all’innocenza negata, vede Superman come l’icona perfetta da demolire. Nella sua mente distorta, dimostrare che anche l’Uomo d’Acciaio non può proteggere i bambini, i simboli di purezza, diventa un’ossessione. Il climax potrebbe avere luogo in un luna park o in un grande magazzino per bambini, dove Superman deve affrontare una vera armata di giocattoli assassini mentre cerca di salvare civili intrappolati, magari dovendo rivolgersi a Lex Luthor per salvare tutti.
Alla fine, invece di ucciderlo o distruggerlo, Superman cerca di tendere una mano, mostrando compassione verso un uomo che si è rifugiato in un mondo infantile per sfuggire alla crudeltà degli adulti. Ma Schott, incapace di accettare la realtà, preferisce autodistruggersi con le sue stesse creazioni.
Una scelta perfetta potrebbe essere Steve Buscemi, con il suo aspetto stravagante e la capacità di rendere un personaggio contemporaneamente patetico e minaccioso, darebbe al Giocattolaio un’aura disturbante e inaspettata.
Il Giocattolaio dovrebbe avere un’estetica creepy ma colorata: gadget ipercolorati che nascondono armi letali, automi con sorrisi inquietanti, scenografie che mescolano il calore dell’infanzia con il brivido del pericolo. Gunn potrebbe trattarlo con lo stesso approccio che ha avuto con personaggi “strani” nei suoi film Marvel e DC: apparentemente ridicolo, ma in realtà inquietante e simbolico.
Numero 2: Brainiac – Il Collezionista di Mondi
Un classico candidato, già più volte atteso nei film live-action di Superman ma mai portato sullo schermo. Gunn potrebbe giocarlo come un villain cosmico che incarna il terrore del controllo e della sterilità logica contro l’umanità di Clark.
La trama potrebbe partire con Metropolis al massimo del suo splendore: grazie anche alle tecnologie rese disponibili da Lex Luthor (magari costretto dai lavori socialmente utili), la città si è trasformata in un faro di progresso e innovazione. Ma questa utopia attira un osservatore dallo spazio profondo: Brainiac, un’intelligenza artificiale vivente che da secoli colleziona e miniaturizza città intere, convinto di preservare la conoscenza attraverso la distruzione dei mondi.
Brainiac arriva sulla Terra non come un invasore rumoroso, ma come un’entità subdola: sistemi che si bloccano, droni che appaiono misteriosamente, segnali trasmessi nello spazio. Quando finalmente si manifesta, rivela il suo vero obiettivo: aggiungere Metropolis (e Superman stesso) alla sua collezione.
Il conflitto non è solo fisico: Brainiac mette alla prova l’essenza stessa di Superman. È la fredda logica contro l’empatia, la conservazione sterile contro la vita vissuta. Nel mezzo, Lex Luthor: inizialmente alleato di Superman contro una minaccia che potrebbe cancellare anche lui, ma poi tentato dall’idea di rubare la tecnologia di Brainiac per i propri scopi.
Il climax potrebbe essere spettacolare: Brainiac cerca di miniaturizzare Metropolis e Superman, ridotto alla stessa scala, combatte tra le strade della città imprigionata. Alla fine, Superman sconfigge Brainiac non con la forza, ma mostrando l’inutilità di una “collezione” senza vita, quasi sacrificandosi per liberare le città intrappolate.
Come abbiamo già detto in articoli precedente, Rami Malek sarebbe perfetto come Brainiac. Con la sua intensità glaciale e il carisma inquietante, potrebbe incarnare un Brainiac elegante e terrificante, capace di esprimere minaccia con una semplice inflessione della voce.
Brainiac dovrebbe apparire come un mix tra organico e meccanico: un corpo snello e inquietante, venature verdi e luminescenti, tentacoli biomeccanici che emergono dalla sua nave viva, la Skull Ship. Esteticamente, Gunn potrebbe renderlo una figura da incubo futuristico: elegante, quasi bello, ma intriso di una perfezione fredda che lo rende alienante. Le sue città in bottiglia sarebbero meraviglie visive, ma al tempo stesso prigioni disumane.
Numero 1: Zod – il Conquistatore di Krypton
Chiudiamo la Top con un ritorno epico e controverso: il Generale Zod. Un personaggio già visto in versione cinematografica, ma che in mano a James Gunn potrebbe assumere nuove sfumature, trasformandosi da semplice avversario militare a vera antitesi ideologica di Superman.
Dopo gli eventi del primo film, Superman è ormai accettato come protettore della Terra, ma rimane sospeso tra due identità: il figlio di Krypton e il figlio del Kansas. Ed è qui che entra in gioco il Generale Dru-Zod, sopravvissuto o liberato da una prigione kryptoniana, che arriva sulla Terra con un messaggio chiaro: Clark non appartiene a questo pianeta.
Zod non è un conquistatore senza volto: Gunn potrebbe reinventarlo come un leader carismatico, capace di sedurre con le parole prima che con le armi. Zod si presenta come l’erede legittimo di Krypton e propone a Superman una scelta: unirsi a lui per ricostruire la civiltà kryptoniana, o tradire il proprio popolo restando legato agli umani. Il conflitto non sarebbe solo fisico, ma esistenziale: chi è davvero Superman? Un uomo della Terra o un figlio delle stelle?
Nel frattempo, la presenza di Zod metterebbe in moto Lex Luthor, che vede l’occasione perfetta per manipolare la situazione. Lex si offre come alleato a Superman, fornendo tecnologie e strategie per respingere la minaccia kryptoniana, ma in realtà semina divisione e paura tra i terrestri, alimentando la narrativa che “un dio alieno non potrà mai essere davvero dei nostri”.
Il climax sarebbe devastante: una battaglia su larga scala tra Superman e Zod, con la Terra come campo di prova e l’umanità nel mezzo. Non è solo una lotta per la sopravvivenza, ma una scelta morale definitiva per Clark: non può essere entrambe le cose, deve dichiarare al mondo chi vuole essere.
Una scelta interessante potrebbe essere Richard Madden, giovane abbastanza da rappresentare un guerriero in piena forza, ma con un volto austero e regale che incarna autorità naturale. Potrebbe rendere Zod un leader credibile, quasi un fratello oscuro di Superman.
Zod dovrebbe incarnare la maestosità tragica di Krypton: armatura nera con motivi che richiamano la cultura kryptoniana, mantello da generale, sguardo da predicatore. Le sue truppe potrebbero ricordare una legione romana in chiave futuristica, sottolineando il suo ruolo di conquistatore e “liberatore”. Esteticamente, Gunn potrebbe contrapporre la solarità e i colori caldi di Superman al gelo e alla severità visiva di Zod. Con Zod, Man of Tomorrow diventerebbe non solo un sequel, ma la grande riflessione identitaria di Superman: la battaglia tra ciò che avrebbe potuto essere e ciò che ha scelto di diventare.
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Articolo di Lorenzo Giorgi
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