di Redazione Network NCI
Il conflitto in Medio Oriente ha raggiunto il giorno 669 con una nuova, pesantissima svolta: l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto trapelare la decisione di occupare l’intera Striscia di Gaza. L’obiettivo dichiarato sarebbe quello di forzare Hamas alla resa totale, in un contesto di negoziati bloccati e ostaggi ormai allo stremo. La fuga di notizie, ritenuta deliberata e autorizzata ai più alti livelli, sembra voler esercitare ulteriore pressione sul gruppo islamista. Nel frattempo Donald Trump avrebbe dato il suo via libera all’operazione militare, dopo colloqui con rappresentanti israeliani e americani. La Casa Bianca e il governo israeliano condividerebbero infatti la convinzione che Hamas non sia interessato a un accordo.
Israele: crisi tra vertici militari e politici mentre l’Idf riduce le truppe

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Lo scontro interno tra il governo israeliano e i vertici dell’Idf (Forze di difesa israeliane) aggiunge tensione alla crisi. Mentre l’entourage di Netanyahu spinge per l’occupazione totale della Striscia di Gaza, il capo di stato maggiore Eyal Zamir ha messo in guardia sulle difficoltà dell’operazione, sottolineando tempi lunghi e rischi elevati. La replica dell’esecutivo è stata secca: chi non condivide la linea può dimettersi. Nel frattempo, l’Idf ha revocato lo stato d’emergenza in vigore dal 7 ottobre e annunciato una riduzione del personale militare, alimentando interpretazioni contrastanti sulle mosse future di Israele.
Gli ostaggi e il peso dell’opinione pubblica
L’opinione pubblica israeliana è scossa dai video diffusi recentemente che mostrano due giovani ostaggi in condizioni fisiche gravissime. Le immagini hanno suscitato ondate di indignazione e portato nuove pressioni sul governo per un intervento rapido. L’ipotesi di una mossa militare è dunque vista anche come reazione alla crescente esasperazione interna, mentre Netanyahu ha promesso il passaggio di aiuti umanitari per i civili di Gaza. In parallelo, oltre 600 ex funzionari dei servizi segreti israeliani e dell’Idf hanno firmato una lettera indirizzata a Trump chiedendo il suo intervento per porre fine alla guerra. Le divisioni sono profonde: mentre il premier stringe i tempi per presentare la proposta formale di occupazione al gabinetto di sicurezza, la Corte Suprema israeliana ha intanto sospeso la rimozione della procuratrice generale, accusata di ostacolare l’esecutivo in diverse inchieste. Un conflitto armato e politico che si intensifica giorno dopo giorno.
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Articolo di Biagi Linda
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