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David Gaider racconta il declino di BioWare dopo EA

di Redazione Network NCI

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David Gaider, noto per essere stato una figura centrale nello sviluppo creativo della saga di Dragon Age e per aver ricoperto il ruolo di direttore narrativo in BioWare, ha recentemente ripercorso i suoi 17 anni all’interno dello studio canadese.

L’età dell’oro di BioWare

In un’intervista concessa a GamesRadar, l’autore ha condiviso memorie che spaziano dai suoi primi contributi a Baldur’s Gate II, fino ai cambiamenti strutturali e culturali che hanno, a suo dire, compromesso l‘anima originaria della squadra. 

Secondo Gaider, agli esordi, lo studio si distingueva per un forte spirito collettivo, in cui l’obiettivo principale non era seguire le tendenze di mercato, ma creare giochi di ruolo significativi e di qualità superiore.

Il lavoro era intenso, spesso accompagnato da ritmi logoranti, ma la passione alimentava la determinazione del gruppo. “Realizzavamo RPG perché ci credevamo davvero”, ha spiegato.  

Uno degli aspetti più caratteristici di BioWare, racconta Gaider, era la centralità riconosciuta alla scrittura e alla narrazione.

In un’industria in cui i reparti creativi spesso faticano ad ottenere attenzione, all’interno dello studio i narratori avevano invece voce in capitolo, partecipando attivamente alle decisioni chiave. “Lavorare lì era stimolante, persino gioioso.”, afferma. “Era un posto che ti faceva svegliare con entusiasmo, pronto a dare il meglio.

Il peso dell’acquisizione di EA

Tuttavia, la situazione cominciò a mutare gradualmente dopo l’ingresso di EA. Gaider descrive un lento processo di perdita di autonomia, in cui ogni concessione ottenuta comportava un prezzo da pagare.”Inizialmente sembrava che ci fosse ancora margine per mantenere la nostra identità.” ricorda, “ma con il passare degli anni ogni richiesta implicava un compromesso.” Un episodio emblematico che cita riguarda la negoziazione di una proroga nei tempi di produzione, che venne concessa sulla condizione di rinunciare alle consuete ferie natalizie.

Con il tempo, dice Gaider, BioWare si è progressivamente snaturata, perdendo gran parte della sua indipendenza e uniformandosi sempre di più alle logiche industriali.

È triste vedere com’è andata a finire” conclude. “All’epoca, BioWare era un posto straordinario. Forse non facevamo alta letteratura, ma i nostri giochi erano divertenti. 

La trasformazione della casa produttrice da laboratorio creativo a realtà sempre più vincolata da logiche aziendali.

Pur non cancellando quanto è stato fatto, questo declino lascia l’amaro in bocca a chi ha vissuto quell’epoca d’oro dall’interno. 

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Articolo di Mirelli Emily

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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