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Corrida: a Città del Messico non può più esserci violenza

di Redazione Network NCI

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Da secoli la corrida è dibattuta fra chi la eleva a festa nazionale e chi la considera uno spettacolo ripugnante. Questa settimana a Città del Messico l’Assemblea legislativa ha deciso per le corride non violente nella capitale.  Il provvedimento ha polarizzato l’opinione pubblica: da un lato c’è chi è felice per il benessere degli animali, dall’altro i toreri e gli amanti della tradizione sono delusi ed arrabbiati.

In cosa consiste

Il progetto di legge è stato presentato dal capo del governo Clara Brugada. Esso, con 61 voti a favore, 1 contrario e 0 astenuti, ha approvato la sentenza che permette lo svolgimento delle corride senza violenza a Città del Messico. Il documento approvato stabilisce soprattutto che:

  • il tempo massimo di esibizione per ogni toro nello spettacolo deve essere di 15 minuti;
  • i toreri non potranno usare le spade per attaccare l’animale;
  • il toro dovrà avere le corna coperte (per evitare lesioni);

Questa decisione è rilevante poiché nella capitale Messicana si trova l’arena da corrida più grande del mondo, culla di questa tradizione.

La corrida come tradizione

L’unico deputato ad aver votato contro questa legge è Pedro Haces Lago, poiché le sue origini sono radicate nell’attività della corrida. Egli aveva fatto delle proposte che sono state respinte, quindi ora si aspetta che i toreri reagiscano e che il governo li ascolti.

Per i suoi sostenitori, la corrida è un’attività da preservare, un patrimonio artistico e culturale del paese. In paesi come la Spagna essa è tutelata da diverse leggi, anche recenti, e riceve fondi statali ogni anno. Non pochi personaggi hanno espresso le loro opinioni contrarie alla decisione: la torera Marbella Romero sostiene che il Messico “sarebbe morto senza le sue tradizioni” e che “migliaia di persone possono mangiare e vivere grazie alla corrida”.

La corrida come violenza

Altrettante personalità sostengono l’iniziativa e stanno festeggiando l’approvazione del decreto. Daniela Álvarez, presidente della commissione, ha sottolineato l’importanza storica di questa legge e della capacità di dialogare le diverse visioni della società. Ha riconosciuto l’impegno delle oltre 27.000 persone che hanno promosso l’iniziativa.

Tania Larios (PRI) ha affermato che non si può giustificare la sofferenza animale con la scusa della tradizione e che l’arte e la cultura non devono richiedere sangue. Jesús Sesma (PVEM) ha evidenziato che si tratta di un giorno storico per la città e di un passo avanti per un atteggiamento rispettoso degli animali, definendolo l’inizio della fine delle corride.

L’attivista Victoria Estrella commenta:

“Credo che sia un grande passo a livello sociale. Credo che la violenza inizi dagli animali, gli esseri più innocenti ed indifesi. Se vogliamo sradicare la violenza nel nostro paese dobbiamo iniziare dalla base, e questa base sono gli animali”.

Fonti: Rai News, El Universal, El Paìs – situazione in messico, El Paìs – spagna

Articolo di Noemi Barlocco per Nasce Cresce Ignora

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