di Redazione NCI
“Questa è Roma, e Roma non arretra”. ACAB: La Serie è disponibile dal 15 gennaio su Netflix. Sequel del film omonimo del 2012 diretto da Stefano Sollima, qui nei panni di produttore esecutivo, si presenta come un progetto ambizioso che verrà sicuramente apprezzato dagli appassionati del genere action thriller.
Diretta dall’attore Michele Alhaique, questa serie dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, come molte produzioni italiane non abbiano nulla da invidiare a quelle estere. ACAB: La Serie riesce nell’arduo compito di saper ben gestire una trama ricca, dove le vicende dei vari protagonisti vengono presentate e portate avanti perfettamente per tutti gli episodi.
Nonostante non le sia stata dedicata un’adeguata campagna pubblicitaria, questa serie sta facendo parlare di sé, positivamente, per aver riportato una delle tematiche più calde, ovvero la vita tra le fila della celere e gli scontri tra agenti di polizia e manifestanti. Il tutto condito dalle magistrali interpretazioni dei personaggi, i quali hanno reso al meglio il dramma umano che viene fuori dai reparti mobili della Polizia.
Vediamo bene nel dettaglio i punti di forza, e non, di quest’opera.
Volti nuovi e altri già conosciuti
13 anni dopo il film ACAB ha fatto il suo esordio la serie tv sequel ACAB: La Serie, e con essa una nuova squadra del reparto mobile di Roma. Della vecchia guardia è rimasto solo Ivano “Mazinga” Valenti (Marco Giallini), distrutto dal suo lavoro e senza più nessun tipo di rapporto con la moglie e il figlio Giancarlo (Eugenio Mastrandrea). Quest’ultimo, abbandonate le ideologie neofasciste e xenofobe, ha trovato un lavoro stabile e sta per diventare padre.
Il nuovo team è completato da un gruppo di giovani poliziotti con alle spalle gravi problemi di varia natura: Marta (Valentina Bellè), Salvatore (Pierluigi Gigante) e altri. Questi son riusciti a integrarsi subito nell’ambiente della celere e a contribuire alla creazione di una squadra affiatata, come se fosse una famiglia. Dopo una notte di violenti scontri in Val di Susa, il gruppo rimane senza guida a causa del grave ferimento del loro comandante; questi si vendicano brutalmente dei No-Tav, mostrando una violenza inaudita e mandando in coma un minorenne, per poi eliminare tutte le tracce. A seguito di questi fatti viene aperta un’inchiesta interna per capire le dinamiche successe realmente.
In tutto ciò si aggiunge un nuovo comandante, Michele Nobili (Adriano Giannini), appartenente alla scuola riformista e riluttante nei confronti dei metodi utilizzati dal gruppo. Questa nuova figura non verrà inizialmente accettata dai suoi nuovi compagni, ma in seguito a una grave situazione familiare, il suo approccio sembra cambiare direzione.
Ognuno dovrà fare i conti con i propri pensieri e incertezze, con la propria famiglia e con il proprio lavoro. Gli attori hanno reso tutte le interpretazioni al meglio, grazie alla loro bravura nel dare le giuste profondità psicologiche ai personaggi. Si sono calati perfettamente nei ruoli, portando in scena lavori impeccabili, carichi di dramma e pathos. Unica nota negativa: qualche altro ritorno dal film del 2012, come Cobra o Negro, avrebbe potuto garantire un risultato eccezionale. Magari se ne parlerà per un’eventuale seconda stagione.
Sceneggiatura quasi perfetta e ottimo comparto musicale
La sceneggiatura, di Barbara Petronio, Daniele Cesarano e Leonardo Valenti, è stata scritta egregiamente. C’è da sottolineare che alcune scene risultano prevedibili, un piccolo neo che però alla fine non va ad intaccare il prodotto finale.
Gli autori hanno inserito gli elementi giusti per creare un degno sequel del film del 2012. Questo progetto ha rilanciato, sia sul piccolo che sul grande schermo, tematiche importanti. Gli scontri tra manifestanti e poliziotti son sempre tristemente ricordati, basti pensare ai fatti del G8 a Genova o agli scontri negli stadi, dove purtroppo hanno perso la vita diverse persone. Qui ci viene mostrata la vita di un gruppo di membri della celere, alle prese con i drammi personali e i drammi lavorativi, che possono sfociare nella violenza e nell’autodistruzione dell’individuo. Quasi un grido di allarme, come per dire “anche tra le fila delle forze dell’ordine c’è bisogno di più supporto psicologico“.
Altro punto di forza degno di menzione è quello relativo al comparto musicale. La colonna sonora composta dal gruppo italiano Mokadelic rende il tutto più teso e intenso, soprattutto durante le scene d’azione. A queste note vanno aggiunti gli azzeccatissimi brani di rapper della scuola romana e non, e canzoni dance/house inserite nei momenti giusti.
PRO della serie
- Interpretazioni magistrali: i vari interpreti hanno reso giustizia ai loro personaggi, rendendo il dramma più veritiero che mai. Nei loro confronti si può provare empatia, anche di fronte alle azioni discutibili; sono semplici esseri umani, in balia di sé stessi e delle loro situazioni passate e presenti, e queste varie sfumature rendono le diverse prove attoriali eccezionali.
- Degno sequel di ACAB: questa serie è il miglior sequel del film del 2012 che si potesse fare. Con una trama ben gestita e con l’aggiunta di alcuni elementi fondamentali presenti già nel lungometraggio di Sollima, si è riuscito a dar vita a un continuo degno dell’opera cinematografica originale.
- Comparto musicale ottimo: il gruppo italiano Mokadelic è riuscito a comporre dei suoni adeguati alle varie scene e ai vari temi della serie. In più, son state scelte delle canzoni conosciute inserite nei momenti giusti.
CONTRO della serie
- Nessun ritorno dal film: Mazinga è l’unico della vecchia guardia presente nella serie. Personaggi come Cobra e Negro avrebbero potuto avere almeno qualche cameo.
- Alcune situazioni prevedibili: alcune scene appaiono a volte scontate; una piccola macchia che non va ad intaccare il risultato finale.
VOTO: 8,5
Tutti i 6 episodi di ACAB: La Serie sono disponibili su Netflix. Per altri articoli come questi e tutte le news a tema serie TV e cinema, continuate a seguire Nasce, Cresce, Streamma!
Articolo di Salvatore Carboni
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