di Alessandro Colepio
Solo 6 mesi fa la Fiorentina perdeva per 1-0 la finale di Conference League contro l’Olympiacos, chiudendo in maniera dolorosissima la stagione 2023/24. Il morale del popolo viola era ai minimi termini: si trattava della terza finale persa in 2 anni, l’ennesimo fallimento per un progetto valido ma mai decollato davvero.
Potete immaginare quale clima ha trovato Raffaele Palladino quando è stato chiamato in estate per sostituire Vincenzo Italiano: nei suoi due anni sulla panchina del Monza, l’ex attaccante napoletano aveva dimostrato sicuramente di avere la stoffa dell’allenatore, eppure gli scetticismi che circondavano l’ambiente Fiorentina finivano per ripercuotersi inevitabilmente sul nuovo tecnico dei Viola.
Per alcuni si trattava dell’ennesima scommessa di Rocco Commisso, presidente competente ma spesso definito incapace di compiere quel salto di qualità necessario per arrivare a competere con le grandi del nostro calcio. Oggi, dopo 13 giornate, possiamo dire con certezza che la scommessa è stata vinta: l’arrivo di un nuovo allenatore e di tanti calciatori nuovi, su cui la società ha puntato fortemente, sono i motivi principali per cui la Fiorentina ha conquistato 28 punti ed è attualmente ad una sola lunghezza di distanza dal Napoli capolista.
Gli uomini chiave della nuova Fiorentina
Di Palladino, stratega ed artefice della Viola che vince e convince, abbiamo già parlato a sufficienza. È comunque doverosa una precisazione tecnica sul lavoro compiuto finora: il 4-2-3-1 con cui scende in campo la Fiorentina è un capolavoro tattico non tanto per la qualità pregevole del gioco, ma perché con questo sistema l’allenatore riesce a tirare fuori il meglio dai suoi calciatori.
Basti pensare a Beltran, che dall’essere un centravanti di razza è riuscito a reinventarsi finto trequartista ed oggi non fa affatto rimpiangere l’assenza di Gudmundsson, vero pezzo da 90 del calciomercato estivo dei viola, ancora ai box per un infortunio che dovrebbe aver quasi superato.
Il DS Daniele Pradè è stato bravissimo a far fruttare al meglio la somma di denaro che Commisso gli ha affidato in estate. Pochissimi colpi spettacolari, tante scelte mirate e una grandissima dose di coraggio per puntare su calciatori che sembravano ormai lontani dagli anni migliori. I primi nomi che vengono in mente sono ovviamente quelli di Moise Kean, uno “scarto” della Juventus e autore di ben 9 gol in questa Serie A, e David De Gea.
Il portiere spagnolo veniva da un anno di completa inattività, ha scelto di rilanciarsi a Firenze e fin qui è stato il migliore del nostro campionato nel ruolo, salvando più volte i pali della Fiorentina. Kean dal canto suo era criticato da stampa e tifosi, sembrava l’ennesima promessa mai sbocciata del nostro calcio: oggi l’ex bianconero non solo sfida Retegui per il titolo di capocannoniere, ma si è riconquistato la convocazione in Nazionale dal CT Spalletti.
Non basterebbero comunque un allenatore propositivo, un attaccante in stato di grazia ed un portiere di caratura internazionale per fare ciò che sta facendo la Fiorentina in questa stagione. In mediana stanno facendo benissimo Cataldi e Adli, esuberi rispettivamente di Lazio e Milan, così come stanno convincendo l’ex Roma Bove e il ritrovato Gosens. Insomma, la nuova Viola di Palladino funziona anche perché ha ridato fiducia a giocatori che altrove sembravano finiti e invece possono ancora dare tanto.
Le classifiche recitano 28 punti in 13 partite di campionato, 6 in 3 di Conference League; la squadra gioca un calcio divertente e ha finalmente riportato entusiasmo ad una piazza calda come Firenze. A prescindere da come andrà questa stagione, bisogna riconoscere i meriti di un progetto che finalmente funziona. E, anche se alla fine non si vincerà niente, a Firenze possono sicuramente dire: “Siamo sulla strada giusta”.
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