di Enrico Tiberio Romano
Benché a oggi molti istituti pubblici e privati, atenei ed enti utilizzino il femminile sovraesteso, la Lega ha proposto un ddl in direzione totalmente contraria. Scopri la proposta che sta facendo molto discutere in questi giorni e le reazioni della politica.
Divieto e multa per il femminile negli atti pubblici
Come riporta Adnkronos, la Lega chiede di dire basta all’uso scritto, negli atti pubblici, di parole come ‘sindaca’, ‘questora’, avvocatessa’ e anche ‘rettrice’. L’uso del femminile, chiedono dal partito guidato da Matteo Salvini, va abolito per legge ed addirittura si arriverebbe a una multa nel caso in cui si utilizzasse uno di questi termini.
L’idea sarebbe quella di utilizzare i termini maschili con l’accezione neutra come tradizionalmente si e fatto fino a poco fa. La sanzione proposta nel ddl sarebbe quella di un ammenda fino a 5000€ a carico dell’amministrazione rea di questo comportamento.
Con l’intento di “preservare la lingua italiana” il testo prevede che “in qualsiasi atto o documento emanato da Enti pubblici o da altri enti finanziati con fondi pubblici o comunque destinati alla pubblica utilità, è fatto divieto del genere femminile per neologismi applicati ai titoli istituzionali dello Stato, ai gradi militari, ai titoli professionali, alle onorificenze, ed agli incarichi individuati da atti aventi forza di legge”.
Nell’articolo 3 invece vi è il “divieto del ricorso discrezionale al femminile sovraesteso o a qualsiasi sperimentazione linguistica“. Solo negli ultimi mesi molti istituti come l’Università di Trento avevano iniziato ad utilizzarlo col fine di lanciare un preciso messaggio politico e alcuni hanno recepito male questa “provocazione”.
Il ritiro della proposta
A distanza di pochissime ore dai canali ufficiali del partito di Pontida però, fanno sapere che la proposta è stata ritirata. Le fortissime polemiche che sono seguite al semplice annuncio del ddl hanno dunque spostato molto in termini di strategie. Come spiega una nota ufficiale pubblicata su Domani: “”La proposta di legge del senatore Manfredi Potenti è un’iniziativa del tutto personale. I vertici del partito, a partire dal capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, non condividono quanto riportato nel ddl, il cui testo non rispecchia in alcun modo la linea della Lega, che ne ha già chiesto il ritiro immediato”.
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