di Lorenzo Peratoner
Sarebbero emersi nuovi, macabri dettagli in merito all’omicidio di Giulia Cecchettin, avvenuto l’11 novembre 2023 e che ha lasciato col fiato sospeso l’Italia intera fin dall’annuncio della scomparsa della giovane studentessa padovana. L’atto di accusa della Procura di Venezia delineerebbe infatti un quadro di evidente premeditazione ed efferata crudeltà da parte di Turetta.
Omicidio Cecchettin: le nuove prove raccolte dagli inquirenti
Le indagini guidate dal procuratore capo Bruno Cherchi e condotte dai Carabinieri del comando provinciale di Venezia, hanno arricchito con nuovi dettagli e prove la pianificazione del piano di Turetta, e la sua effettiva esecuzione. Il principale elemento di contestazione concerne l’efferata brutalità dell’omicidio, che sarebbe stato perpetrato mediante 75 coltellate, 20 delle quali derivanti dalla difesa della ragazza; questo dato, pertanto, proverebbe una violenza “chiaramente eccedente l’intento omicida“.
A supporto della tesi per cui Turetta avrebbe premeditato il suo gesto già diversi giorni prima dell’omicidio effettivo, si delineano delle prove provenienti soprattutto dal PC dell’assassino. Gli informatici, infatti, sono riusciti a recuperare un file, preventivamente cancellato, in cui si leggerebbe: “come legare Giulia, con il nastro adesivo mani, caviglie, ginocchia e anche come tapparle la bocca“. Oltre a questo, le ricerche internet condotte da Turetta, almeno quattro giorni prima della violenza, sarebbero piuttosto eloquenti: “nastro isolante, manette, cordame, badile, sacchi neri“.
L’uomo si sarebbe altresì informato sui luoghi di montagna dove era più facile occultare un cadavere; l’effettivo ritrovamento del corpo della giovane, infatti, è avvenuto presso il lago di Barcis, nel FVG.
L’arresto di Turetta, avvenuto nel sud della Germania, confermerebbe il suo piano originario, che prevedeva una fuga nel Paese mitteleuropeo, provato dall’acquisto preventivo di carte stradali tedesche, nonché di materiali di sopravvivenza. “Soldi contanti, abiti puliti, provviste, per ridurre al minimo il contatto con terzi“, la fuga sembrava infatti pianificata nei minimi dettagli.
Una ulteriore prova della premeditazione è data dalla presenza di un’app “spia” installata sul cellulare della Cecchettin, attraverso la quale l’ex fidanzato avrebbe potuto ricostruire gli spostamenti della giovane, nonché i suoi messaggi e le sue telefonate.
Le accuse contro Turetta
Cherchi ha dichiarato:
“L’attività è stata fatta su dati obiettivi, indipendenti dalle dichiarazioni di Turetta, che sono difensive. Il lavoro è stato fatto sulla ricostruzione dei fatti. Turetta merita un processo giusto, senza troppa eco mediatica, i giudici popolari non dovranno essere troppo coinvolti da questa vicenda”.
La procura, pertanto, non solo attribuirebbe la premeditazione all’omicidio volontario aggravato, ma anche la crudeltà, l’efferatezza, il sequestro di persona, il porto d’armi, l’occultamento di cadavere e lo stalking. Il 23enne padovano, infatti, in carcere a Verona dal 25 novembre scorso, è a rischio ergastolo; secondo queste imputazioni, sarebbe impossibile accedere al rito abbreviato e al patteggiamento.
Fonti: Corriere della Sera, ANSA
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