di Gabriele Di Nuovo
Molto spesso, per ottenere una rivoluzione o un semplice cambiamento, il mondo deve trovarsi dinanzi ad una tragedia. In questo caso, è “servito” l’incidente sul set di “Rust”, dove la direttrice della fotografia Halyna Hutchins ha perso la vita a causa di un’arma a salve caricata male. Dopo questa sciagura, Hollywood è ritornata ad affrontare il tema delle armi presenti all’interno di una produzione e a valutare delle alternative. Ma la soluzione al problema esiste da tempo, arriva dalla Danimarca, e ha un nome: Violette.
Project Violette: i creatori e la loro rivoluzione
Nato nel lontano 2015, Violette è un progetto ideato dalla Copenhagen Industries e i suoi due fondatori: Søren Haraldsted e Daniel Karpantschof. L’obiettivo dei due danesi è quello di creare un sistema di armi da fuoco realistico e sicuro, da poter utilizzare in un set cinematografico.
Infatti, la Copenhagen Industries è specializzata in oggetti di scena, con un impegno maggiore sulla lavorazione del loro progetto più ambizioso. Dopo tanto studio e dedizione, Haraldsted e Karpantschof hanno raggiunto il loro obiettivo. Violette è una replica di un’arma da fuoco vera e propria, ma sicura grazie alla scienza applicata all’oggetto.
Il flash e il rumore che viene tanto ricercato in un set con un’arma a salve, o con l’aggiunta di suoni ed effetti in post-produzione (questo avviene solo con l’utilizzo di armi da softair o CO2), grazie a Violette è possibile ottenere tutto questo in totale sicurezza.
Combinando il propano con l’ossigeno, si riesce facilmente ad ottenere il flash, il rumore e il rinculo di una vera e propria arma da fuoco. Il punto di forza di Violette è proprio questo: sicurezza, efficacia e realismo garantito. Con questa idea rivoluzionaria, Haraldsted e Karpantschof hanno iniziato a viaggiare per il mondo per poter presentare il loro progetto, che avrebbe potuto cambiare il settore cinematografico.
La presentazione del progetto
Nell’autunno del 2015, Haraldsted e Karpantschof hanno deciso di raccogliere 5 milioni di dollari per iniziare la produzione e la vendita di Violette. Ed è così che iniziarono una lunga serie di incontri in giro per il mondo, da Disney Accelerator (un’azienda che sviluppa tecnologia per la Disney) fino ad arrivare a Netflix. Ma i due danesi ottennero sempre la stessa risposta.
Variety segue questo progetto sin dall’inizio, ed è lo stesso Karpantschof a rivelare la risposta data dai potenziali acquirenti al sito: “Vogliamo il prodotto, ma non vogliamo finanziarlo”.
Violette è stato presentato anche ad alcuni attori, tra cui Harrison Ford. Haraldsted e Karpantschof parlarono del loro progetto all’attore nel 2019 durante l’after party organizzato da Summit, a Los Angeles. Ma secondo quanto dichiarato dallo stesso Karpantschof a Variety, Harrison Ford non credette al progetto, subito dopo aver visto un video di Violette in azione, dichiarando: “Quello che mi stai mostrando è inverosimile. È CGI o spazi vuoti”.
Variety, credendo nel progetto della Copenhagen Industries, ha inviato un video di una demo di Violette, in azione durante una guerriglia notturna, a tutte le major cinematografiche. Però, lo scetticismo dietro la credibilità del progetto e l’alto prezzo di acquisto di un’arma Violette (ben 3.500 dollari per unità), portò ad una momentanea chiusura del progetto.
La chiusura della Copenhagen Industries e il ritorno
Nel mese di dicembre, Haraldsted e Karpantschof chiusero la loro azienda, dopo che quest’ultimo ebbe un incontro frustrante con un produttore di film indipendenti al festival di Berlino. Ma è proprio la tragedia avvenuta in New Mexico sul set di “Rust”, che ha portato i due danesi a ritornare a lavorare su Violette.
Infatti, la Copenhagen Industries è tornata sui suoi passi per cercare di rivoluzionare il settore cinematografico. Da come si può leggere sulla pagina iniziale del loro sito, il piano è quello di mettere sul mercato Violette nel 2022, solo se otterranno gli investimenti sufficienti per produrre le loro “armi” in quantità maggiore.
I fondatori dell’azienda danese cercheranno, anche grazie all’aiuto di Variety che segue il progetto sin dall’inizio, di portare a termine la loro missione di innovazione per avere dei set più sicuri in futuro.
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di Gabriele Di Nuovo
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