di Lorenzo Peratoner
Negli ultimi decenni il balzo tecnologico compiuto dall’intelligenza artificiale è stato a dir poco epocale, con un impiego ormai capillare in molti ambiti della società; anche l’astronomia, infatti, ne sta giovando, permettendo un impegno di capitale umano nella ricerca e la parallela accelerazione dei processi di individuazione, analisi e catalogazione dei corpi celesti.
IA e robotica: la chiave di volta dell’astronomia?
Un team internazionale, guidato dalla Northwestern University, ha potuto sfruttare un’IA nel riconoscere e analizzare una supernova, in totale autonomia dall’uomo. I vantaggi? Numerosi, in nome di una maggiore praticità e correttezza; il rischio di errori umani, infatti, è nullo, e le migliaia di ore spese dagli scienziati possono essere tranquillamente soppiantate dalla rapidità della tecnica.
“Per la prima volta, una serie di robot e algoritmi di intelligenza artificiale ha osservato, poi identificato, poi comunicato con un altro telescopio per confermare infine la scoperta di una supernova”.
Così ha dichiarato Adam Miller, il ricercatore che ha guidato lo studio. Il connubio tra robot e IA si è rivelato quindi un grande successo che ha aperto la frontiere per altri potenziali utilizzi di questa tecnologia. I sistemi robotici erano già impiegati in questo ambito, perché essenziali per catturare delle immagini, in dei lassi di tempo definiti, alla ricerca di variazioni della luce nel cielo notturno. Non appena i telescopi registrano delle novità, entra in gioco l’operato umano, che deve attuare delle minuziose analisi delle immagini, prima di individuare una supernova. L’osservatorio dello Zwicky Transient Facility (ZTF), negli ultimi sei anni, ha catturato molte immagini che hanno richiesto ben 2mila ore di lavoro umano di analisi.
Il ruolo dell’IA
I ricercatori hanno quindi sviluppato un’IA, BTSbot, basata sul machine learning e addestrata con 1,4 milioni di immagini da 16mila fonti diverse, tra cui supernove confermate e molti altri fenomeni celesti. Il test è avvenuto il 5 ottobre, quando è stato richiesto a BTSbot di analizzare SN2023tyk, una presunta supernova appena scoperta. In appena due giorni l’ha individuata e classificata come supernova di tipo la e condiviso autonomamente il rapporto finale con il resto del mondo scientifico; il tutto, inoltre, comunicando costantemente e autonomamente con la strumentazione robotica complementare, in particolare lo Spectral Energy Distribution Machine (SEDM).
“Fornisce più tempo al gruppo di ricerca per analizzare le proprie osservazioni e sviluppare nuove ipotesi per spiegare l’origine delle esplosioni cosmiche che osserviamo. Ciò semplifica notevolmente gli ampi studi sulle supernove aiutandoci a comprendere meglio i cicli di vita delle stelle e l’origine degli elementi creati dalle supernove, come carbonio, ferro e oro”.
Così dichiarano Miller e il co-autore dello studio, Nabeel Rehemtulla.
La “caccia” verso le supernove galattiche non è mai stata così facile e veloce!
Fonti: Northwestern University
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