di Gianluca Scognamiglio
La Nazionale Italiana non sta attraversando un momento felice. I fasti della vittoria agli Europei sono lontanissimi e per il futuro non arrivano buone indicazioni: l’Italia non ha più un’identità o un gioco. I problemi sono sotto gli occhi di tutti eppure, anche dopo la disfatta con la Macedonia di un anno e mezzo fa, non pare esserci l’intenzione di risolverli…
Una Nazionale allo sbando
La partita di ieri sera con la Spagna ha messo in evidenza tutti i limiti della Nazionale Italiana. In difficoltà nella costruzione dal basso, con gli spagnoli bravi a oscurare Jorginho, gli Azzurri hanno faticato a trovare soluzioni alternative. A salvarsi ieri è stato il solo centrocampo: Barella e Frattesi garantiscono corsa e inserimenti, con qualità sia in fase difensiva che offensiva, mentre lo stesso Jorginho non ha sfigurato quando ha avuto l’occasione di giocare con la palla tra i piedi.
I problemi dell’Italia, manco a dirlo, sono davanti e dietro. In attacco Immobile non ha fatto mancare il suo solito impegno ma è evidente che non può bastare. Il rigore, procurato più dall’ingenuità di Le Normand che dal tiro di Zaniolo destinato al fallo laterale, avrebbe potuto oscurare una prestazione insufficiente, magari portando la partita ai supplementari o ai calci di rigore. A farci aprire gli occhi ci ha pensato Joselu, nel finale, con la deviazione vincente che ci ha relegato alla finalina con l‘Olanda.
In fase difensiva il primo tempo è stato disastroso. Se Acerbi e Toloi, nonostante i 35 e 32 anni, sono stati in grado di rappresentare al meglio la Maglia Azzurra, lo stesso non si può dire per Leonardo Bonucci. Il capitano, infatti, ha iniziato in maniera disastrosa, regalando il gol del vantaggio a Yeremi Pino. Nel corso della prima frazione non è mai sembrato dentro la partita, complice magari una stagione complicata in cui non ha mai trovato continuità. Aveva senso schierarlo in una partita del genere? La Nations League non è un torneo amichevole e il tempo per la riconoscenza dovrebbe essere scaduto da un po’…
L’impietoso confronto con la Spagna
Il percorso della Nazionale fino all’estate del 2021, culminato con il successo ai Campionati Europei, è stato straordinario. Nel calcio però non si vive di rendita: da quella magica notte di Wembley l’Italia pare aver perso la bussola: un cerchio aperto con la sconfitta in semifinale di Nations League con la Spagna, nel novembre 2021, e chiuso (almeno per ora) con lo stesso esito, nella stessa competizione, contro lo stesso avversario.
Avversario che nel frattempo ha disputato un Mondiale, ha avuto il coraggio di cambiare guida tecnica e ha lanciato giovani talenti, senza paura. Eppure anche la Spagna ha i suoi veterani: sulle fasce giocano ancora Jordi Alba e Jesus Navas, così come il match-winner di ieri, Joselu, ha esordito in Nazionale a 33 anni. In Italia un attaccante come Joselu, da 20 gol stagionali, non c’è.
In Serie A i migliori marcatori italiani sono Immobile e Berardi con 12 reti; alle loro spalle ci sarebbero Orsolini e Zaccagni, con 11 e 10 gol. Questi ultimi due, probabilmente i migliori calciatori azzurri dell’ultimo campionato per rendimento sulle 38 giornate, non vengono presi in considerazione da Mancini. “Cose da pazzi”, per citare Vincenzo Salemme. La situazione pare essere sfuggita di mano al C.T.: prima si convoca Pafundi per dare un “segnale” (non recepito, dato che il classe 2006 ha giocato 77′ in campionato), poi si prova il jolly Retegui, a cui però ieri vengono preferiti Chiesa e Zaniolo, in un attacco a 2 estemporaneo e privo di qualsiasi peso offensivo.
Capitolo Mancini: ha senso continuare?
La domanda sorge spontanea: in una Nazionale così in difficoltà ha davvero senso continuare con Roberto Mancini? È vero, il tecnico marchigiano ci ha portato sul tetto d’Europa meno di due anni fa ma nel frattempo le cose sono cambiate. Non solo l’Italia non ha più quella freschezza, quel piglio frizzante dell’estate 2021, ma anche i risultati sono preoccupanti. Il confronto con Inghilterra e Spagna negli ultimi mesi ha messo in evidenza le difficoltà dell’Italia: sebbene le sconfitte siano arrivate di misura la sensazione è stata di essere inferiori sia ai Tre Leoni che alle Furie Rosse.
Mancini a oggi non è in bilico: il suo nome sarà legato alla Nazionale almeno fino ai prossimi Europei, a cui bisognerà però centrare la qualificazione, meno scontata di quanto si possa pensare. Qualificazione che è stata mancata, invece, per l’ultimo Campionato del Mondo. Se nel 2017, dopo il nefasto play-off con la Svezia, Ventura pagò per tutti, l’anno scorso la sconfitta con la Macedonia non ha avuto conseguenze. Il rischio è di abituarsi alla mediocrità: giocare un Mondiale negli anni a venire sarà considerato un successo?
Questo discorso sarà affrontato in futuro, quando tra poco più di un anno si inizierà a pensare al 2026. La priorità ora è ritrovare equilibrio e, possibilmente, risultati. La Nazionale tornerà in campo a settembre, contro la Macedonia del Nord, in una sfida importante nel percorso verso Euro2024. A Skopje l’Italia dovrà chiudere un cerchio, contro lo stesso avversario che ci ha mandato all’inferno, da cui non siamo ancora risaliti.
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