di Federico Minelli
Fascicolo “Milan”, archiviato. Finale di Champions, agguantata. L’Inter conoscerà questa sera l’avversario con cui il prossimo 10 giugno a Istanbul si contenderà la coppa dalle grandi orecchie: sarà uno tra Man City e Real Madrid. A prescindere da chi passerà il turno, i nerazzurri partiranno già con i pronostici della vigilia a sfavore: riusciranno a ribaltarli?
Real o City, quale delle due è meglio affrontare?
Inutile girarci intorno: dalla semifinale di stasera uscirà la favorita per la vittoria. Il Real Madrid è una corazzata di livello assoluto quando si parla di Champions League, con giocatori più che abituati a questi livelli. In panchina, inoltre, c’è un signore che conosce bene l’Inter e le finali: saper gestire i vari momenti di un atto conclusivo è una capacità che a questi livelli è sempre fondamentale.
Anche a Manchester, sponda City, scherzano poco: dopo la sconfitta sul più bello nel 2021, gli Sky Blues si vogliono ritagliare un’altra chance. E lo fanno con un gioco spumeggiante e sempre pericoloso per chi si trova a difendere, messo in atto da una squadra che definirla “di qualità” è riduttivo. In più c’è il fattore Pep: senza Messi non ha mai vinto la Champions e i tabù esistono per essere sfatati.
Inter, le finali si devono giocare: crederci fino in fondo
Sì, sulla carta c’è poca storia: i nerazzurri si troverebbero a fronteggiare uno squadrone, qualunque esso sia. Ma le partite, e soprattutto le finali, prima di dichiararle concluse si devono giocare: attenzione a darle per scontate. Se la truppa di Inzaghi è arrivata fino in fondo un motivo c’è: hanno saputo mantenere nervi saldi, conservando la lucidità nei momenti decisivi e sfruttando al massimo ogni singolo componente della rosa.
Un lavoro che deve essere riconosciuto, quello del tecnico piacentino, e che ora può essere ultimato: serve il punto esclamativo sul percorso fatto fin qui, di grande spessore. Perché la palla è rotonda e si parte da 0-0, perché il calcio è imprevedibile e ci piace così. Perché alla fine si va in campo, poi si vedrà, ma c’è sempre una possibilità.
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