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80 anni fa avveniva lo sbarco in Normandia, uno dei momenti di svolta della Seconda Guerra Mondiale

di Lorenzo Peratoner

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”Soldati, marinai e avieri delle forze di spedizione alleate!

State per imbarcarvi nella Grande Crociata, la missione per cui abbiamo lavorato in questi mesi. Gli occhi del mondo sono puntati su di voi. Le speranze e le preghiere di chi ama e desidera la libertà marciano con voi.

Porterete a termine la distruzione della macchina da guerra tedesca, l’eliminazione della tirannia nazista sui popoli oppressi d’Europa e garantirete alla nostra gente un mondo libero”.

Con questa lettera, distribuita ai soldati in procinto di sbarcare, il comandante in capo delle Forze Alleate, Dwight D. Eisenhower, annunciava quella che si sarebbe concretizzata come la più grande invasione anfibia finora conosciuta nella storia. Oltre 130mila soldati, 12mila aerei, 7mila navi, 1500 carri armati puntarono sulla Normandia; la forza militare dispiegata dalle Nazioni Unite, dopo mesi di preparativi, stava per abbattersi con tutta la sua furia nel nord della Francia, nel nome della “crociata” della libertà e della democrazia, tanto agognata e sperata dai popoli europei sottomessi al giogo nazista.

Gli anni precedenti l’invasione navale

I primi anni di guerra, segnati dai fulminei e apparentemente inarrestabili trionfi militari della Germania, hanno visto da contraltare la stagnazione del conflitto a partire dagli insuccessi tedeschi in Unione Sovietica. La successiva estromissione, tra il 1942 e il 1943, delle armate italo-tedesche dal Nord Africa, funse da apripista all’invasione anfibia della Sicilia e all’esordio della guerra, che per noi italiani fu anche civile, in territorio italiano.

A causa della geografia della Penisola sfavorevole per l’avanzata alleata, il fronte meridionale si impantanò in una guerra di posizione lungo la linea Gustav. Parallelamente a questo fallimento delle forze delle Nazioni Unite, si aprì con sempre maggior tenacia l’idea di attuare uno sbarco in Francia, così da accelerare il crollo della Germania, che dal 1943 era ormai diventato lapalissiano, e alleggerire così la macchina da guerra tedesca dal fronte orientale, dove i sovietici stavano registrando un numeroso spaventoso di vittime civili e militari.

I preparativi per lo sbarco e la scelta della Normandia

Dopo molti mesi di preparativi e pianificazioni, il 6 giugno divenne la data chiave per lo sbarco (che originariamente sarebbe dovuto avvenire a maggio, ma fu posticipato per motivi logistici e metereologici). Per diminuire la potenziale forza difensiva tedesca, gli Alleati hanno ordito il piano di far credere ai nemici di voler sbarcare nella spiaggia di Pas de Calais, più vicina alla Gran Bretagna; a tal fine si avvalsero del cosiddetto “esercito  fantasma”, conosciuto con il nome ufficiale di truppe speciali della 23ª divisione. Oculate operazioni di intelligence e l’imbastimento di mezzi militari finti, funsero da esca per far abboccare i tedeschi nella trappola.

La Normandia era giudicata come obiettivo preferibile di invasione perché meno fortificata rispetto a Pas del Calais, nonché meno plausibile come meta di sbarco, perché più lontana dalle coste della Gran Bretagna. Messa in moto la macchina dell’intelligence, nulla ostacolava più l’avvio dell’operazione militare, conosciuta con il nome in codice di “Operation Neptune“.

Operazioni D-Day (U.S. Army Center for Military History)

Lo sbarco, le vittime e l’evoluzione successiva

Le coste della Normandia sono state divise in due principali settori, quello orientale, comprendenti le spiagge di “Gold”, “Juno” e “Sword”, dove sarebbero sbarcate le truppe anglo-canadesi, e quello occidentale, con le spiagge di “Utah” e “Omaha”, sotto prerogativa statunitense.

Alle ore 6:30 del 6 giugno 1944 iniziarono i primi sbarchi, in particolare nel settore occidentale; fu proprio ad Omaha, infatti, che gli Alleati subirono la difesa più accanita da parte dei tedeschi, i quali poterono contare su alcune delle migliori divisioni costiere, e, soltanto con l’accanita tenacia e la morte di oltre 2mila uomini, le truppe statunitensi riuscirono a garantirsi il successo dello sbarco.

In totale, sono quasi 4500 gli uomini delle forze Alleate che hanno perso la vita in quella giornata, mentre furono circa 6mila i tedeschi morti nelle operazioni di difesa.

Il generale successo delle operazioni militari del 6 giugno, garantì alle Nazioni Unite una testa di ponte di fondamentale importanza per foraggiare le truppe con nuovi uomini, mezzi ed equipaggiamenti, che si riveleranno decisivi per l’attuazione della più ampia “Operation Overlord”, che prevedeva la liberazione di Parigi e della Francia intera.

Liberato il Paese, gli Alleati poterono molto lentamente avanzare verso il Benelux e la Germania, mentre ad oriente i sovietici, alleggerito il loro fronte, poterono entrare con successo in Polonia e chiudere con una morsa la Germania.

Così recitava l’ultima parte del messaggio di Eisenhower ai suoi soldati, conscio che, una volta ultimati i preparativi, solamente un altro ingrediente si sarebbe rivelato fondamentale per la vittoria, e che nessun aereo, carro armato o fucile poteva soddisfare, ovvero la ferrea motivazione degli uomini al fronte:

“Il corso delle cose è mutato. I soldati del mondo libero marciano insieme verso la vittoria. Io ho piena fiducia nel vostro coraggio, nel vostro senso del dovere e nel vostro spirito combattivo. Solo una piena vittoria è degna di noi. Buona fortuna a tutti, e che la benedizione dell’Onnipotente scenda su di noi in questa grande e nobile impresa”.

 

Fonti: Encyclopedia Britannica, DDay.org, National Archives, DDay-Overlord

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