Cinema & Serie TV

28 anni dopo: Danny Boyle racconta la genesi del film

In concomitanza con la proiezione in anteprima di 28 anni dopo, di cui trovate anche la nostra recensione, Danny Boyle ha raccontato brevemente la genesi del film. Dalle riprese con iPhone ai piani per i prossimi capitoli della nuova trilogia, il regista inglese ha spiegato dei curiosi retroscena sulla produzione, che di fatto ci riporta nelle Midlands ventotto anni dopo lo scoppio dell’epidemia di rabbia che ha portato all’isolamento del Regno Unito dal resto del mondo.

Tra Brexit e Covid-19: l’influenza del contesto storico

Come accennato anche in recensione, Danny Boyle e Alex Garland (lo sceneggiatore) hanno attinto a piene mani dall’attuale contesto storico e geo-politico. L’Inghilterra di 28 anni dopo è una nazione isolata dall’Europa, che ora si limita a pattugliarne i confini per evitare la fuga di qualche sopravvissuto o infetto. E la sua società, divisa ormai in tante micro-comunità indipendenti, ha visto un ritorno a una concezione novecentesca del cittadino.

Emblematica, a tal proposito, la sequenza introduttiva che riprende la poesia Boots di Rudyard Kipling, che alterna scene passate e contemporanee di guerra. A proposito del testo, Boyle ha spiegato che l’introduzione della poesia è stata quasi una coincidenza, con Sony che inizialmente l’aveva inserita solo per il trailer: “generalmente per i trailer si prendono spezzoni del film, ma per 28 anni dopo è successo il contrario: abbiamo inserito un elemento del trailer nel lungometraggio”.

La presenza di Boots va attribuita a Sony, dunque, che la conosceva in quanto negli Stati Uniti veniva utilizzata dai Navy SEAL per addestrare i soldati alla tortura, con “la poesia che veniva trasmessa in loop per ore e ore a tutto volume”.

Le conseguenze del Covid-19 le vediamo invece nella gestione della vita quotidiana da parte della comunità dell’isola di Lindisfarne, che anni dopo lo scoppio dell’epidemia di rabbia prova ad andare avanti, ricostruendo una parvenza di società civile e prendendosi sempre più rischi, sia con gli infetti che con altri esseri umani.

Ecco dunque ribadita la scelta del genere horror, che Boyle definisce non solo come estremamente flessibile e variabile, ma anche perfetto per “esorcizzare le proprie paure, il disgusto e l’avversione per tutti gli orrori reali”, di gran lunga peggiori di quelli fantastici.

I retroscena sulle riprese

Successivamente, dopo aver parlato del progetto di una nuova trilogia (i cui film, anche se indipendenti, racconteranno probabilmente del viaggio di Spike dopo il finale della pellicola), Boyle si è concentrato sulle riprese di 28 anni dopo, spiegando come la troupe abbia ampiamente sfruttato le videocamere degli iPhone e i droni per girare le scene nelle Midlands.

Questo sia per garantire una certa dinamicità all’azione, con lo spettatore che si sente effettivamente vicino ai personaggi e agli avvenimenti, sia per non danneggiare l’ambiente circostante con la presenza di attrezzature ingombranti ed esose da un punto di vista energetico: “volevamo realizzare qualcosa di nuovo e di diverso. Il primo film è stato realizzato in digitale, ma nel frattempo la tecnologia si è evoluta e ha fatto passi da gigante: ormai ogni telefono è in grado di girare in 4k, che poi è quello che serve per girare per il cinema”.

“Con l’obiettivo di sfruttare a pieno le potenzialità dei nuovi dispositivi e delle tecnologie in generale, abbiamo incontrato molte difficoltà, ma ne è valsa veramente la pena, perché questo ha rappresentato per noi una sfida importante, che però ha portato i suoi risultati. Di fatto, questo ci ha permesso di uscire dalla nostra zona di comfort e sperimentare, abbracciando il cambiamento e le sue opportunità. […] Noi non miravamo alla perfezione. Certo, questa ci interessava, ma quello a cui ambivamo erano le fessure, le crepe della perfezione. La perfezione è interessante, ma ancor più interessanti sono le crepe al suo interno“.

Una finestra sul futuro

La conferenza stampa si è conclusa con una piccola riflessione sul finale. Senza fare spoiler, Boyle ha affermato che quelli che vediamo nelle ultime sequenze sono i veri cattivi del mondo di 28 anni dopo, semplicemente “ciò che di più lontano esiste dai Teletubbies“. Per descriverli, il regista li ha paragonati più ai protagonisti di Arancia meccanica: “appartengono completamente a un altro mondo”, ma per scoprirli dovremo aspettare il secondo film.

E voi, cosa ne pensate di 28 anni dopo? Siete curiosi di scoprire come continuerà il viaggio di Spike? Fatecelo sapere sulla nostra pagina Instagram! E non dimenticate di continuare a seguirci qui sulle pagine di Nasce, Cresce, Streamma per rimanere sempre aggiornati su tutte le notizie del mondo del cinema e delle serie tv.

Riccardo Rizzo

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